Anm, nessun accordo per la nuova giunta. Prorogatio per l'ordinaria amministrazione

Il parlamentino delle toghe prova a ricomporre le fratture di sabato. Il presidente dimissionario Poniz: "Nessun rischio scioglimento. Reagiamo agli attacchi". Verso le elezioni in autunno

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Mondadori Portfolio via Getty Images

Un cerotto sulla ferita che sanguinava da sabato. Un tentativo di pacificazione, senza intese nuove, dopo il caos di due giorni fa. La giunta Anm, dimissionaria, va avanti, in prorogatio. Senza accordo politico, per l’ordinaria amministrazione, fino alle elezioni. E sarà legittimata, su mandato del comitato direttivo centrale, a intervenire nelle discussioni sulle riforme della giustizia e sulla legge elettorale del Csm. Delle quali si è ricominciato a parlare da domenica sera, proprio dopo il trambusto che si è creato con il passo indietro di Area e Unicost, due delle tre correnti che componevano - insieme a Autonomia&Indipendenza - l’esecutivo da un anno circa. Da quando, cioè, Magistratura Indipendente fu estromessa dalla giunta in seguito al caso Palamara.

A distanza di un anno è stata sempre quella vicenda giudiziaria, con la pubblicazione delle chat tra il pm romano oggi sospeso e molti suoi interlocutori - magistrati, di destra e sinistra, e non - a causare un nuovo terremoto. Dopo le divisioni di sabato, che avevano fatto temere un punto di non ritorno, oggi i membri del parlamentino delle toghe abbassano i toni. Pur nelle spaccature, richiamano loro stessi al “senso di responsabilità” - è la frase più ripetuta nella riunione fatta da remoto in serata e trasmessa da Radio Radicale - allo “spirito costruttivo”. Ad “andare avanti nel momento in cui siamo di nuovo catapultato nella tempesta”, per l’associazione e della magistratura tutta che da un anno ormai è travolta da una questione morale che ne mette a repentaglio la credibilità. 

Il presidente dimissionario, Luca Poniz, tiene a sgombrare il campo dagli equivoci: l’Anm non si scioglie. Questo rischio non c’è mai stato e non ci sarà: “Ci hanno provato e ci sono riusciti - dice il pm milanese, di Area, la corrente delle toghe progressiste - i fascisti tanti anni fa. E a chi dice che deve essere sciolta, rispondiamo ‘vergogna’”. E ancora: “Gli attacchi che non si fermano,
dimostrano un disegno per colpire l’intera magistratura e l’associazionismo. Occorre reagire con forza, respingendo l’idea che la magistratura sia quella che restituiscono le ricostruzioni sui giornali. Noi siamo un’altra cosa”.

Il sindacato delle toghe continuerà a lavorare, dunque. Non può smettere di farlo. Ma l’intesa politica non c’è. Area aveva già anticipato di non essere disponibile ad accordi nuovi, ma solo a contribuire a traghettare la giunta fino alle elezioni. Da parte di Unicost e di Autonomia&Indipendenza, invece, c’era l’auspicio ad arrivare a una convergenza di base, a “una prospettiva politica minima”, per usare le parole dell’unico membro della giunta che non si era dimesso, Cesare Bonamartini, di A&I. Una convergenza - come anticipato ieri da HuffPost - difficile da raggiungere. E alla quale, in effetti, non si è arrivati.

L’esecutivo, che resta in piedi, dovrà ora occuparsi, tra l’altro, di preparare le elezioni, che per la prima volta saranno fatte online. Il voto è previsto a ottobre, per ora. Difficile pensare che possa essere anticipato di molto, perché i tempi tecnici sono uno dei problemi. Prima di due mesi, infatti, non si riuscirà a predisporre la piattaforma che serve ai magistrati per eleggere i propri rappresentanti. Sembra, quindi, quasi inevitabile che si arriverà all’autunno.

Nel mentre, alla rappresentanza della magistratura, ferita dalle pubblicazioni delle nuove chat di Palamara, spetterà dire la sua sui progetti del Guardasigilli sulla giustizia. E provare a superare quei mali interni che l’hanno portata a questo punto.