Giustizia: manca l’accordo politico, ma la giunta Anm rimane in carica fino alle elezioni di ottobre
L'accordo politico non è stato trovato. Ma resta in piedi la giunta dell'Associazione nazionale magistrati, andata in pezzi sabato scorso tra scambi di accuse reciproche tra i due gruppi principali che la compongono, i progressisti di Area e i centristi di Unicost: ognuno ad imputare all'altro di non aver reagito come doveva alla nuova ondata di chat e intercettazioni depositate dai pm di Perugia nell'ambito dell'inchiesta sul pm romano Luca Palamara, che stavolta stanno rivelando soprattutto episodi di malcostume. Cioè toghe alla ricerca di sostegni per le nomine e pronte a colpi bassi ai danni dei colleghi, anche se a far rumore più di tutto sono state le frasi di Palamara sul leader della Lega Matteo Salvini. Il «governo» dei magistrati guidato da Luca Poniz resterà in carica, come prevede lo statuto, per l'ordinaria amministrazione e sino alle prossime elezioni. Il voto resta fissato ad ottobre ma si vedrà se sia possibile anticiparlo, come aveva chiesto sinora, inascoltata, Magistratura Indipendente, l'unica corrente all'opposizione. E in questo periodo di interregno eserciterà i suoi poteri con il conforto del Comitato direttivo centrale, dove sono rappresentate tutte le correnti.
Non è la soluzione auspicata da chi, come Autonomia e Indipendenza, la terza gamba della giunta di Poniz, sperava in un vero rilancio politico, che desse forza all'Anm in un momento così difficile. «Il potere politico si appresta a riforme esiziali per la magistratura e senza una giunta politica l'Anm è un interlocutore debole», aveva avvertito il segretario del gruppo Michele Consiglio. Ma almeno si è evitato lo «scioglimento» dell'Anm. Un'ipotesi da non prendere nemmeno in considerazione per Poniz («l'Anm non è mai stata e non è a rischio di scioglimento»), che vede nella pubblicazione sui giornali delle chat estratte dal cellulare di Palamara un «disegno per colpire l'intera magistratura» e la sua associazione. «Tutti noi siamo qui per tutelare i magistrati e a questo compito non verremo mai meno» assicura, invitando tutti a «respingere con forza l'idea che la magistratura sia quella che emerge dai giornali».
Da qui alle elezioni la giunta continuerà a chiedere alla procura di Perugia tutti gli atti per fare chiarezza su quanto accaduto e colpire eventuali responsabilità. Così come intende partecipare al confronto con la politica sulle riforme. Riforme che si fanno sempre più stringenti. Domani è atteso un vertice della maggioranza sulla giustizia. Sul tavolo c'è la riforma del Csm che il Guardasigilli intende presentare in settimana al Consiglio dei ministri. Si tratta non solo di nuovo sistema elettorale «sottratto alle degenerazioni del correntismo», ma dell'introduzione di meccanismi per rendere le nomine ai vertici degli uffici giudiziari ispirate «soltanto al merito». E poi della «netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle cosiddette `porte girevoli". L'opposizione già preme perché si vada oltre, con l'introduzione «subito per legge» della separazione delle carriere tra giudici e pm, la riforma più temuta da sempre dalla magistratura.