Coronavirus, Oms sospende i test sulla idrossiclorochina: potrebbe essere dannosa

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NEW YORK  –  La Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato la decisione di sospendere i test sull’uso della idrossiclorochina per il trattamento del coronavirus, manifestando preoccupazione per la sicurezza.

In una conferenza stampa virtuale il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha precisato che l’organizzazione ha sospeso “temporaneamente” in via precauzionale gli esperimenti clinici sull’uso della idrossiclorochina in corso con i suoi partner in diversi Paesi.

La decisione fa seguito alla pubblicazione venerdì scorso nella rivista Lancet di uno studio secondo il quale il ricorso alla clorochina e ai suoi derivati, come appunto la idrossiclorochina, nel trattamento del Covid-19 è inefficace quando non dannoso.

Lo studio è stato giudicato “confuso” dall’infettivologo francese Didier Raoult, tra i pionieri nell’uso della idrossiclorochina, che ha affermato di voler continuare con questo metodo nell’ospedale per le malattie infettive di Marsiglia dove lavora.

Idrossiclorochina e coronavirus, lo studio su Lancet

Nello studio pubblicato sulla rivista Lancet e condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università Sorbona di Parigi si evidenzia come la idrossiclorochina e la clorochina, i farmaci antimalarici che si stanno sperimentando contro l’infezione da Covid-19 (e che il presidente americano Donald Trump sta assumendo come profilassi), sembrano essere collegati ad un maggior rischio di morte tra i pazienti ricoverati in ospedale per il Covid-19 e problemi al cuore, mentre non sembrano produrre benefici sui pazienti, sia presi da soli che insieme ad un antibiotico.

Lo studio ha analizzato i dati raccolti da 671 ospedali nel mondo relativi a 15mila persone trattate con gli antimalarici e con uno dei due antibiotici che a volte gli sono stati abbinati.

La terapia in qualsiasi combinazione dei quattro farmaci è risultata associata a maggior rischio di morte rispetto a quello osservato in 81mila pazienti a cui questi farmaci non sono stati somministrati.

Il maggior rischio è stato osservato nel gruppo trattato con idrossiclorochina e un antibiotico, dove l’8% dei pazienti ha sviluppato aritmia cardiaca, rispetto allo 0,3% del gruppo di controllo. (Fonte: Ansa)