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IL CASO IN SENATO

Open Arms, Matteo Salvini si difende: perché rifarei tutto

La Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato si riunisce per decidere se dare il suo via libera al processo contro l'ex titolare del Viminale Matteo Salvini per il caso Open Arms

"Ong spagnola che raccoglie immigrati in acque libiche e maltesi e, nonostante la disponibilità di un porto sicuro in Spagna, si dirige in Italia. Ho difeso la legge, la sovranità, la sicurezza, l’onore e la dignità italiane, con l’accordo dell’intero governo. Sono tranquillo e rifarei tutto, non per interesse personale ma per tutelare il mio Paese". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini, a proposito della vicenda della Open Arms.

Oggi gli occhi sono puntati sull'ex Cinque stelle Mario Giarrusso. Sarà lui, domani mattina, l'ago della bilancia per 'salvare' in giunta per le Immunità del Senato Matteo Salvini dal rinvio a giudizio nel processo Open Arms. Sancendo, così, la sua vicinanza alla Lega dopo aver votato la sfiducia al ministro Alfonso Bonafede la scorsa settimana. Al momento il voto è un sostanziale pareggio: la giunta è composta da 23 componenti. Sulla carta ci sono 11 voti a favore del processo (5 del M5s, uno del Pd, 3 di Iv, uno di Leu e uno del gruppo misto) e 10 contrari (4 di Forza Italia, 5 della Lega, uno di FdI). Decisive saranno quindi le scelte dell'esponente del gruppo delle Autonomie.

L'ultima seduta della giunta c'è stata a fine febbraio, poi i lavori si sono interrotti per il coronavirus. Sul tavolo della Giunta a Palazzo Koch si dovrà votare la relazione del presidente Maurizio Gasparri che nei mesi scorsi aveva già illustrato i motivi del suo diniego nei confronti della richiesta di autorizzazione a procedere da parte del Tribunale dei ministri di Palermo per il caso della nave della Ong spagnola Open Arms.

La vicenda, nel 2019, fu una delle più tormentate sul fronte migranti: dopo aver salvato 161 naufraghi, l'imbarcazione rimase in mare dal 1° al 20 agosto. Le richieste di approdo rimbalzarono tra Malta e Italia finché la nave si avvicinò a Lampedusa. La svolta arrivò solo quando salì a bordo, per un sopralluogo, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio con dei medici che constatarono una situazione ormai insostenibile: 15 persone si erano buttate in mare nel tentativo di raggiungere la riva. La procura dispose il sequestro della nave facendo scendere a terra i migranti e, dal fascicolo aperto sul caso, si arrivò alla richiesta di processo del Tribunale dei ministri di Palermo per l'autorizzazione a procedere nei confronti del leader leghista.

Il leader del Carroccio ha più volte ribadito di avere la "coscienza pulita" e di essere "tranquillo" perché in quel caso non spettava all'Italia indicare un porto sicuro per la nave battente bandiera spagnola. "La scelta - sostiene Salvini - era in carico per l'appunto a Madrid, o a La Valletta, dal momento che nelle acque maltesi sono avvenuti i salvataggi dei migranti".

Per approfondire leggi anche: La Giunta vota su Open Arms

Per Salvini si tratta della terza decisione della Giunta. Nella prima, per il caso Diciotti, la richiesta di processo venne respinta: al tempo la Lega era ancora al governo con il M5s. La successiva, per il caso Gregoretti, venne accolta. In quell'occasione lo stesso leader della Lega, non più ministro, chiese di essere processato. Il processo per la Gregoretti è slittato (per l’emergenza Covid) da luglio a ottobre prossimo.

Per Gasparri l'ex titolare del Viminale non deve essere processato partendo dall'assunto che si è trattato "di un'azione di governo, svolta nel corso del tempo", azione concretizzata da una mail inviata il 16 agosto dal premier Conte a Salvini, nella quale si avvaleva "della sua funzione di coordinamento del governo".