la Repubblica
Da Pippen a Malone, quante critiche a The Last Dance: "Molte cose sono state inventate"
Il docu-film che narra le gesta di Michael Jordan nell'ultima stagione ai Chicago Bulls non è piaciuto agli ex compagni di 'Air' per diversi passaggi ritenuti non veritieri. L'autore di 'The Jordan Rules' sottolinea: "E' stato tutto un po' romanzato"
ROMA - Ha superato i 23 milioni di spettatori: 'The Last Dance', la serie che racconta l'ultima stagione dei Chicago Bulls di Michael Jordan, ha avuto un successo planetario. Tanto da far rinverdire ancora di più il mito di 'Air'. Non a caso nelle ultime ore una maglia indossata dall'ex fuoriclasse Nba è stata venduta da Goldin Auctions alla cifra record di 288.000 dollari. Tra l'altro si tratta una casacca anche poco gloriosa visto che si tratta di una 'jersey' nera usata contro i Detroit Pistons nell'aprile del 1997, in una serata "no" per Jordan che chiuse con soli 18 punti in una gara in trasferta con uno scarto di 17 lunghezze. Frantumato il record precedente, stabilito, tra l'altro, appena un mese fa: 216.000 dollari per una maglia indossata con il Dream Team alle Olimpiadi di Barcellona '92.
Pippen "ferito e deluso"
Se il pubblico e gli appassionati di basket ne hanno decretato il successo, la critica e alcuni ex compagni, però, non accolto con altrettanto piacere il documentario trasmesso su Netflix. Uno di quelli che è rimasto più male sembra sia stato Scottie Pippen, quello che, eppure, Jordan ha sempre definito come il suo miglior compagno di squadra di sempre. Jackie MacMullan, reporter di Espn che ha interpellato alcune persone a lui vicine, rivela che è "ferito e deluso". Non gli è piaciuto, in primis, essere stato ritenuto "egoista" per la decisione di non operarsi alla caviglia durante l'estate del 1997, saltando i primi mesi della stagione 1997-98 anche per via delle diatribe contrattuali con la dirigenza. E poi non gli è andato giù il modo in cui sono stati sottolineati i due episodi più controversi della sua carriera, ovvero l'emicrania di gara-7 contro Detroit nel 1990 e il rifiuto di tornare in campo in gara-3 del 1994 in aperta polemica con la decisione di Phil Jackson di dare l'ultimo pallone a Toni Kukoc invece che a lui. In difesa di Pippen è intervenuto anche Rodman: "Ora la gente capisce cosa ha dovuto affrontare. Lui è stato un eroe, incredibilmente sottovalutato e sottopagato. Non gli piace sentire le persone che dicono cose negative su di lui. Meriterebbe di andare in giro a testa alta. Io gli dico sempre 'Non hai niente di cui scusarti, sei uno dei migliori di sempre'".
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Horace Grant: "Il 90% del documentario è spazzatura"
Oltre a Pippen, 'The Last Dance' non è piaciuto anche ad altri ex compagni. Horace Grant ha respinto al mittente le accuse di essere la "talpa" del giornalista Sam Smith nello spogliatoio e ha definito il 90% del documentario "spazzatura". Craig Hodges non ha gradito diversi passaggi, specie quando i Bulls degli anni '80 venivano definiti il "Traveling Cocaine Circus". Ron Harper e Bill Cartwrigh, infine, hanno espresso il loro disappunto per come sono state rivelate le dinamiche all'interno dello spogliatoio.
Malone: "I Bulls non erano solo Jordan"
Poi c'è Karl Malone, ex stella degli Utah Jazz a cui Jordan rubò la palla per il tiro decisivo in gara 6 delle Finali, che si è rifiutato di farsi intervistare (insieme a Bryon Russell) per contribuire alla realizzazione del film. E' rimasto in silenzio ma sul suo account ha condiviso un video del febbraio del 2019, in cui all'intervistatore che gli chiedeva di Jordan rispondeva: "I Chicago Bulls non erano solo Michael Jordan. Ho un grande rispetto per Michael, ma quando li affrontavo non pensavo di giocare solo contro di lui, ma contro tutti i Bulls. Riconosco che fosse un duro, ma anche io ero un brutto figlio di buona donna...".
L'autore di 'The Jordan Rules': "Molte cose sono state inventate o falsificate"
Critiche Jordan le ha ricevute anche da Sam Smith, uno dei giornalisti più informati sui Bulls, autore, tra l'altro, del libro "The Jordan Rules": "Ci sono molte cose nel documentario che, per quanto ne so, o le hanno inventate o falsificate. Non erano cose importanti, ma mi sembra che si sia fatto un film un po' romanzato che ha solo preso spunto da eventi reali". Smith cita, ad esempio, l'episodio della "pizza avvelenata" durante le finali: "Una bugia completamente inventata da Michael, senza senso. Ci sono anche altre cose, ma non ho intenzione di approfondire". Poi smentisce che il licenziamento di Jordan nel 1998 sia avvenuto, come sostenuto dallo stesso giocatore, per colpa dei dirigenti della squadra: "E' una palese menzogna. Ci fa credere che sia stato costretto ad andarsene ma chi può costringere Jordan a fare qualcosa? La bugia è evidente ma hey... fa parte della mistica di Michael...".