Controlli anti-Movida, "Serve tracciare, altro che Guardia civica"

Da Cartabellotta a Clementi, scienziati critici sui 60mila "spioni" voluti da Boccia. Per il Cts invece può essere un'iniziativa utile

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ANSA
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Per Nino Cartabellotta si tratta di “una involuzione delle strategie per la fase 2”. Massimo Clementi invece, ritiene che “invece di mandare gli spioni in giro, sarebbe più intelligente parlare ai giovani con chiarezza: serve ancora un mese di cautela ed vanno evitati assembramenti che possono essere rischiosi”. Il Comitato tecnico scientifico invece apprezza l’iniziativa. La decisione del Governo di reclutare sessantamila assistenti civici - “che non sono ronde”, si sono affrettati a chiarire dal Ministero degli Affari regionali - divide gli scienziati.
Per quella che sarà la loro mansione e soprattutto per il fatto che l’iniziativa va ad inserirsi in una strategia ancora complessivamente debole di controllo del virus sul territorio dopo la riapertura del Paese.

Cartabellotta, presidente della fondazione “Gimbe”, think thank che si occupa di ricerca in ambito sanitario, ha scritto stamattina su Twitter: “Dal tracing con tamponi e App Immuni alle sentinelle anti assembramenti. Prove di efficacia zero, rischio elevato di risse”. Clementi, ordinario di Microbiologia e virologia all’Università San Raffaele di Milano, ha spiegato all’Adnkronos: “Da 30 anni sono in mezzo ai giovani e non mi sembra che siano così distratti da non capire il pericolo che corrono. Basta parlare loro con chiarezza senza illuderli che tutto sia finito e il pericolo di contagi sfumato”. Per il Comitato tecnico scientifico della Protezione civile, invece, l’iniziativa “è pregevole e potrebbe rappresentare un contributo importante in termini di educazione e richiamo ai comportamenti corretti”, spiega una fonte ad HuffPost.

I sessantamila volontari potrebbero prendere servizio già la settimana prossima, ma per Cartabellotta bisognerebbe concentrarsi su altri aspetti per tenere sotto controllo la diffusione del Covid-19 in questa fase in cui si sta riaprendo tutto e dal 3 giugno saranno possibili anche gli spostamenti tra Regioni. Qualche giorno fa il presidente di “Gimbe” aveva parlato di “fase due con le armi spuntate”. “Con l’indagine siero epidemiologica non ancora avviata e l’App “Immuni” al palo, l’unica strategia per la fase due sarebbe una mirata estensione dei tamponi, avvertendo: “Senza una sistematica attività di testing e di tracing in una claudicante fase due parleranno solo i ricoveri ospedalieri”. Da cui la domanda: in mancanza di una rete di tracciamento dei contagi solida ed efficiente per ricostruire le eventuali filiere territoriali, secondo gli esperti tra gli elementi più importanti per tenere sotto controllo l’epidemia, l’operato dei sessantamila volontari che non percepiranno indennità e lavoreranno tre giorni a settimana per un massimo di sedici ore settimanali, sarà realmente efficace o quelli in cui saranno impegnati saranno piuttosto controlli al buio? Anche alla luce dei ritardi, sottolineati pure da Cartabellotta, accumulati nell’attivazione della strategia incardinata sulle famose tre “T” - “testare, tracciare, trattare”.

L’indagine di sieroprevalenza - 150mila intestati in 2000 comuni - è partita oggi, mentre “Immuni” dovrebbe entrare in funzione nel giro di 10, 15 giorni al massimo. A differenza di altri Paesi - specie i virtuosi nella lotta al nuovo coronavirus dopo il lockdown - l’Italia non ha puntato molto sui “contact tracer”, i custodi della fase 2, che dovranno individuare, ogni volta che si scoprirà un nuovo positivo, le persone con cui è venuto in contatto per metterle in isolamento. Il Governo ha deciso invece di reclutare gli assistenti civici per scoraggiare movida e affollamenti sui territori.

Iniziativa, si è detto, apprezzata dal Cts, preoccupato per le conseguenze degli assembramenti da movida registrati nei giorni scorsi. Certo, il piano dei controlli che il Governo ha deciso di affidare agli assistenti civici e quello del contract tracing proseguono a velocità diversificata, secondo gli esperti “c’è una dissociazione su cui è necessario intervenire”, ma “dai volontari reclutati per monitorare, dare informazioni, supportare soprattutto i sindaci nel controllo del territorio può venire un contributo importante a fini sociali”.

Per l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, a capo della task force pugliese per l’emergenza coronavirus si tratta di “cose completamente diverse, che non si escludono. Gli assistenti civici possono aiutare le amministrazioni comunali che hanno bisogno di vigilanza per aiutare i cittadini a comportarsi meglio.

Servirebbe anche una buona campagna informativa e di sensibilizzazione, che ad oggi non è stata fatta”. Quanto al contact tracing, nei dipartimenti di prevenzione - spiega l’epidemiologo - si sta facendo un lavoro importante, da rafforzare con altre assunzioni per raggiungere lo standard fissato dal Ministero della Salute di un operatore che deve occuparsi di contact tracing ogni 10.000 abitanti”. Nonostante gli sforzi, si è ancora sotto standard. Un altro ritardo da recuperare, mentre si apprestano a scendere in campo gli assistenti civici.