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Fase 2: spese troppo alte per ripartire per l’80% delle pmi, a rischio l’apertura

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Le spese che le piccole e medie imprese italiane devono affrontare nella cosiddetta Fase 2 sono talmente alte da impedire la ripresa della maggior parte delle attività economiche: almeno l’80% delle pmi preferisce restare chiusa oppure potrebbe essere costretta a farlo nell’arco di poche settimane.

Tra acquisti per i dispositivi di sicurezza anti Covid, e norme per la sanificazione dei locali – specie per le imprese a contatto con il pubblico – il costo della ripartenza si sta trasformando in un ostacolo insormontabile che allontana la prospettiva di tornare con i conti in utile.

È quanto emerge da un sondaggio che il Centro studi di Unimpresa ha realizzato fra le oltre 100.000 aziende associate, attraverso la sua rete territoriale.

“Le promesse del governo sono barzellette, ci è stato promesso che nessuno sarebbe rimasto indietro, ma probabilmente assisteremo a una catastrofe economica, perché la liquidità scarseggia, le banche non erogano i finanziamenti garantiti dallo Stato e gli incassi, con le limitazioni continuamente imposte, non saranno mai sufficienti a tenere in piedi le imprese”commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi.

Sono cinque, secondo la rilevazione di Unimpresa, i nodi che ostacolano l’avvio della Fase 2 e l’uscita dall’emergenza causata dall’epidemia Covid-19:

Sono le imprese a contatto con il pubblico a segnalare le difficoltà maggiori, spesso cagionate dall’impossibilità di interpretare correttamente le varie disposizioni normative che non di rado si sovrappongono, tra i vari livelli amministrativi, creando una spaventosa confusione regolamentare.

“È necessario un atto di coraggio mai visto, uno sforzo enorme per consentire all’economia italiana di restare a galla, altrimenti l’estate ormai alle porte non segnerà un momento di svago e rilassamento per gli italiani, ma segnerà il momento nel quale vedremo affondare la nave Italia” osserva Longobardi.