Accertamenti fiscali sui conti correnti: sentenza della Corte di Cassazione
by Antonella TramontanoCon le sentenze della Cassazione n. 9512 e 8509 del 2020, si è affermata la validità degli accertamenti fiscali sui conti correnti quando il contribuente non fornisce chiare spiegazioni sulle movimentazioni bancarie. Quindi, non si può sfuggire alle sanzioni dell’ufficio delle imposte se non si forniscono valide spiegazioni in merito ai versamenti in contanti o ai bonifici ricevuti sul conto corrente. In particolare, la Corte è ritornata sul tema relativo alle prove che il contribuente deve procurarsi per vincere le cosiddette presunzioni legali.
Queste ultime, sono contenute negli artt. 32 d.P.R. n. 600/1973 e 51 d.P.R. n. 633/1972. Alla stregua di dette norme, in presenza di bonifici ricevuti o di versamenti di contanti, si presume si sia in presenza di ricavi. In altri termini, l’Agenzia delle Entrate può presumere che si tratti di somme derivanti da attività lavorativa. Pertanto, esse sono da dichiarare e devono essere tassate. La presenza di presunzioni in materia, fa sì che nella ripartizione dell’onere probatorio, al contribuente spetti l’obbligo di fornire la prova contraria alla presunzione legale.
Come avviene l’accertamento fiscale
Tutte le volte che, sul conto corrente, viene effettuata una movimentazione in entrata o in uscita, l’Agenzia delle Entrate ne viene a conoscenza. In che modo? Attraverso l’anagrafe dei conti correnti, che è un database costituito dalle informazioni che le stesse banche e la Posta devono comunicare periodicamente al fisco. In tale database, finiscono una molteplicità di informazioni quali: gli estremi dei conti correnti, il saldo, i movimenti attivi quali versamenti e bonifici. Inoltre, emergono anche i movimenti passivi come pagamenti e prelievi, nonchè titoli di credito, libretti di risparmio, carte di credito prepagate, cassette di sicurezza, ecc. Quindi, se di tali importi non vi è traccia nella dichiarazione dei redditi del correntista, per quest’ultimo scatta un accertamento fiscale.
Come fornire la prova contraria alla presunzione
Ricorda la Corte che, in materia di accertamenti fiscali sui conti correnti, il contribuente ha l’onere di superare la presunzione, a lui contraria, disposta dalla legge. E ciò può farlo, dimostrando in modo analitico che ciascuna delle operazioni risultante dall’estratto conto non è imponibile, non deriva cioè da una fonte reddituale. Ad esempio, potrà dimostrare che il denaro accreditato sul conto provenga da una fonte esente, come la donazione o un risarcimento. Oppure può provare che il danaro proviene da un titolo o già tassato alla fonte, come una vincita al gioco.
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