la Repubblica
Scoprire l'Italia: un'emozione che la potrà salvare
by ARTURO COCCHIDecine di milioni di turisti italiani da recuperare. In modo da ammortizzare il crollo dei flussi internazionali. Il viaggiare in Italia che tutti a partire dai nostri vertici governativi auspicato è una necessità in primis per l'economia del Paese, ma anche l'occasione per tornare ad assaporare bellezza e lentezza.
Secondo il bollettino bisettimanale dell'Enit, il prospettato turismo di prossimità dovrebbe riportare entro i confini del Belpaese la quasi totalità dei connazionali che nel 2019 hanno optato per una vacanza oltreconfine, e cioè il 40 per cento degli italiani che viaggiano. Una boccata d'ossigeno per l'intero comparto, che comunque soffre e continuerà a soffrire. E in ogni caso ha buttato alle ortiche già tre mesi e mezzo pesanti della stagione 2020.
Primo obiettivo, recuperare - almeno in parte - con il turismo domestico le perdite da calo - da crollo - delle prenotazioni internazionali per il quadrimestre giugno-settembre. Un calo che per il Belpaese è stato più marcato rispetto alle nazioni vicine e concorrenti: l'81,4 per cento in meno contro l'80,1 per cento della Francia e il 77,5 per cento della Francia. Nonostante tutto, e nonostante le ulteriori 100 mila prenotazioni aeroportuali in meno rispetto a quindici giorni fa, restiamo al vertice della graduatoria europea.
Come detto, il turismo di prossimità non è solo uno slogan, ma un imperativo su cui puntare. Anche perché il modo di fare turismo degli italiani lo favorisce. Sempre confrontando i tre Paesi "rivali" il nostro ha un potenziale maggiore: normalmente, il 40 per cento dei connazionali che fa vacanza la sceglie all'estero, contro il 28 per cento degli spagnoli e soltanto il 25 per cento dei francesi. Il tutto vale 47 milioni di italiani che varcano il confine - (il numero conta le occasioni di viaggio, se Mario Rossi ha fatto 3 diverse vacanze all'estero conta 3) che l'Agenzia del turismo prevede - e auspica - dirottino nella quasi totalità le loro velleità di scoperta tra costiere, montagne e borghi patri.
L'analisi dell'Enit ci racconta che alla nona settimana di osservazione sull'andamento degli arrivi aeroportuali del 2020, si registra un calo complessivo del 70,7 per cento, con una tendenza discendente costante nella diminuzione della domanda internazionale fermata dal blocco dei viaggi. Il calo più consistente è quello del long haul, dei turisti intercontinentali, con un meno 82,8 per cento di arrivi dalla Cina, un meno 78,1 dagli Usa e "soltanto" meno 63,3 per cento dalla Russia. Nell'anno in corso si stima che il calo dei pernotti di ospiti internazionali si attesterà sul 49 per cento, pari a 108 milioni di presenze alberghiere in meno. Una debacle rispetto alla quale l'Italia si mostra invece più vulnerabile rispetto ai Paesi limitrofi. Sul mercato domestico, il calo si prospetta comunque in un range tra il 25 e il 45 per cento, con una proiezione di base del meno 31 per cento: dati che sostanzialmente confermano le stime di due settimane fa per il comparto nazionale, mentre si mostrano leggermente migliori su quello internazionale.
Consola in parte apprendere che nel breve periodo ricomincino gli arrivi internazionali a corto raggio, diciamo area Schengen, che comunque rappresentano il 56 per cento del turismo internazionale. Il finale indica una perdita di 65 miliardi di euro, di cui 21 miliadi dall'estero.
La ripresa? A livello nazionale, non avverrà prima di due anni. L'Enit prospetta uno scenario di base di recupero del 5 per cento rispetto al 2019, e uno scenario "ottimistico" al rialzo da più 9 per cento. Per quanti concerne gli arrivi internazionali, invece, il punto di pareggio rispetto al periodo pre-crisi verrà raggiunto nell'anno seguente, il 2023.
Nel breve termine, non mancano segnali che attestano, da un lato una volontà - se non proprio un principio - di ripresa del mercato, dall'altro l'immutato appeal del Belpaese. Sul primo fronte, il prezzo mediano delle camere in vendita nelle agenzie di viaggio online, molto basso rispetto al solito (97 euro) potrebbe contribuire alla risalita della domanda. D'altra parte, l'analisi della disponibilità di camere offerte per strutture ricettive, indica, dopo un periodo di sostanziale vuoto, tra marzo e aprile, con molte strutture chiuse temporaneamente, e il fondato sospetto che alcune non riapriranno, i primi timidi segnali di ripresa. Dai primi di giugno, infatti, si rileva una maggiore disponibilità di camere, seppure con un alto tasso di invenduto, mente nelle ultime due settimane del mese si comincia a vedere un'ascesa del tasso di occupazione medio, con una sensibile riduzione del gap tra il tasso di invenduto dell'anno in corso rispetto allo stesso periodo del 2019.
Comunque, l’Italia turistica nonostante il COVID si conferma la più desiderata e ricercata come meta internazionale. Dall’inizio della pandemia si contano un totale di 711,4 mila mention relative al Travel Italia - di cui 42,8 mila comparse sul web e 669,5 mila sui social - che hanno prodotto 197,3 milioni di interazioni equivalenti ad un investimento pari a 421,3 milioni di euro. E se piace agli stranieri che ancora non si faranno troppo vedere, è proprio il caso che quest'estate, a godersi il Belpaese in una versione insolitamente lenta, siamo proprio noi