Da mani pulite a mani legate -mattarella non ha il potere di sciogliere il csm - la riforma
MAGISTRATURA, DA MANI PULITE A MANI LEGATE - PER QUANTO "SQUALLIDO E MORTIFICANTE", MATTARELLA NON HA IL POTERE DI SCIOGLIERE IL CSM TRANNE NEL CASO DI DIMISSIONI IN MASSA DEI COMPONENTI - TRE I CAPISALDI DELLA RIFORMA ANNUNCIATA DEL CSM: UN NUOVO SISTEMA ELETTORALE "SOTTRATTO ALLE DEGENERAZIONI DEL CORRENTISMO"; MECCANISMI CHE GARANTISCANO NOMINE ISPIRATE SOLTANTO AL MERITO; NETTA SEPARAZIONE TRA POLITICA E MAGISTRATURA IMPEDENDO “PORTE GIREVOLI” TRA UN RUOLO E L'ALTRO (AUGURI!)
Sergio Mattarella è indeciso sul farsi sentire nei prossimi giorni in merito alle nuove intercettazioni sul caso Luca Palamara. Per il Capo dello Stato però, per quanto "squallido e mortificante", tutto quello accaduto in questi ultimi giorni risulterebbe al momento privo di rilievo penale. Lo scrive sul Corriere della Sera Marzio Breda, quirinalista e sorta di "portavoce-ombra" del presidente della Repubblica.
Mattarella non ha il potere di sciogliere il Csm tranne nell'ipotesi di una sua impossibilità di funzionamento. Il che si verificherebbe solo con dimissioni massicce dei componenti, facendo mancare il numero legale. Il presidente ha quindi le mani legate.
LE TOGHE LITIGANO SULLA QUESTIONE MORALE E LA POLITICA SI COMPATTA: RIFORME SUBITO
Francesco Grignetti per “la Stampa”
Usano ormai la «questione morale» come una clava. E se le danno di santa ragione. La pace tra le due correnti maggioritarie dentro la magistratura non ha retto alla prova delle ultime rivelazioni sul caso Palamara.
I moderati di Unicost e i progressisti di Area, che nell' ultimo anno hanno governato l' Associazione nazionale magistrati assieme alla corrente che fa riferimento a Pier Camillo Davigo, ormai sono in lite.
«Avete fatto un passo indietro sulla questione morale», attaccano i progressisti. «Siete voi che non state facendo una seria autocritica in merito al carrierismo e al correntismo, come facciamo noi da maggio», ribattono i moderati Mariano Sciacca e Francesco Cananzi.
La lite cade nel momento peggiore. Il Quirinale osserva i fatti con crescente attenzione, non foss' altro che per il ruolo che la Costituzione assegna al Capo dello Stato di presiedere il Consiglio superiore della magistratura.
I giuristi del Colle, però, da tempo segnalano che non esiste alcuna norma di legge che può portare a uno scioglimento del Csm, né sono ipotizzabili invasioni di campo da parte di un potere dello Stato sull' altro.
E comunque i lavori ordinari del Consiglio procedono sotto la guida del vicepresidente David Ermini, che ha la piena fiducia del Colle, così come le azioni disciplinari nei confronti di chi è stato coinvolto dal caso. Ove fosse necessario, ne partiranno di nuove.
La politica, però, ha trovato un' inedita comunanza di vedute: tutti vogliono fortissimamente una riforma del Csm, a cominciare dal ministro della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede. «Il vero e proprio terremoto che sta investendo la magistratura italiana - sostiene - impone una risposta tempestiva delle istituzioni. Ne va della credibilità della magistratura, a cui il nostro Stato di diritto non può rinunciare».
Già la settimana prossima potrebbe arrivare in Parlamento un ddl che è stato definito dalla maggioranza giallo-rossa fin nei dettagli. Tre i capisaldi della riforma annunciata: un nuovo sistema elettorale che si vuole "sottratto alle degenerazioni del correntismo"; meccanismi che garantiscano nomine ispirate soltanto al merito; netta separazione tra politica e magistratura impedendo «porte girevoli» tra un ruolo e l' altro. Il Pd ci sta.
Secondo Walter Verini, responsabile giustizia dem, «è importante che il ministro Bonafede abbia confermato di voler procedere rapidamente. Questo il Pd aveva chiesto per contribuire ad archiviare le degenerazioni correntizie».
Nel centrodestra forse non saranno d' accordo sul sistema, ma è un coro sulla necessità di intervenire. «Basta con i silenzi omissivi sulle scorie tossiche che avvelenano gangli vitali della giustizia», dice Jacopo Morrone, salviniano doc.