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la Repubblica

Sclerosi multipla, le staminali che fanno sperare

I pazienti che ricevono il trapianto di staminali non mostrano effetti collaterali a breve termine. Anche questo studio (condotto da Angelo Vescovi) conferma la sicurezza a breve termine. Ma di efficacia ancora non si può parlare

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Le cellule staminali fanno sempre notizia. Soprattutto se la ricerca è portata avanti da italiani e se coinvolge malattie del sistema nervoso. È il caso della corsa alla terapia a base di staminali per la sclerosi multipla che ormai da anni vede impegnati diversi gruppi di ricerca italiani, che in questo sono fra i primi al mondo. La notizia che arriva oggi è quella della conclusione della sperimentazione di fase I condotta da Angelo Vescovi dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.

Non si parla di risultati

L’annuncio non riguarda risultati ma solo la fine delle infusioni sui pazienti che sono stati arruolati per lo studio: malati con sclerosi multipla secondaria progressiva – una forma grave della malattia - a cui sono state trapiantate cellule staminali cerebrali umane. Lo studio vuole verificare la sicurezza del trattamento ma per avere i dati finali occorrerà aspettare. Per adesso i ricercatori fanno sapere che tutti e 15 i pazienti sono stati sottoposti a trattamento e non hanno manifestato effetti collaterali nell’immediato post-operatorio o nei mesi a seguire. «Aspettiamo adesso il follow-up a un anno e la sottomissione nei tempi più brevi possibili del protocollo per la Fase II in questa grave malattia», afferma Vescovi, direttore scientifico dell’Istituto.

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Non è l'unico studio

Come detto non si tratta dell’unico studio e neanche di quello più avanti. Già l’anno scorso Gianvito Martino, direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, aveva annunciato la conclusione della fase di trapianto delle cellule staminali neurali in 12 pazienti con SM progressiva coinvolti nello studio STEMS, finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism), primo studio di questo tipo condotto nel mondo. “Solo tra due anni concluderemo lo studio e cioè quando anche l’ultimo paziente trapiantato completerà i due anni previsti di follow up”, aveva dichiarato Martino durante il congresso nazionale Fism. I risultati, ad oggi, di questo primo studio in corso continuano ad essere positivi: 9 pazienti dei 12 trapiantati hanno completato il follow-up di due anni senza manifestare effetti collaterali importanti, e gli ultimi 3 pazienti trapiantati hanno già concluso senza complicazioni il primo anno di follow-up e si accingono a completare il secondo anno di follow-up. Vale comunque la pena ricordare che questi studi di Fase I hanno arruolato un numero di pazienti troppo basso per avere la possibilità di valutare l’efficacia del trattamento stesso.

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Le cellule del paziente

Vescovi rivendica l’eticità della sua tecnica: le cellule staminali cerebrali umane usate nello studio sono derivate da gestazioni che si sono interrotte per cause naturali e prelevate attraverso biopsia cerebrale, in accordo alle stesse regole che disciplinano la donazione degli organi. Una differenza marcata nei confronti delle sperimentazioni che usano cellule staminali derivate da feti abortiti. Ancora più avanti nei risultati e su una strada che non presenta alcun problema etico sono le sperimentazioni che usano cellule mesenchimali adulte derivate dallo stesso paziente: si tratta di materiale più specializzato e quindi meno “potente” ma che ha dimostrato di essere sicuro.

I primi dati

I primi dati in questo senso sono stati presentati lo scorso autunno al Congresso Internazionale ECTRIMS e a guidare lo studio, ancora una volta finanziato da Fism, c’era un altro italiano: Antonio Uccelli, dell'Ospedale Policlinico San Martino di Genova. I primi risultati dimostravano la sicurezza delle cellule staminali mesenchimali, sebbene non si fosse osservato un effetto sull’infiammazione acuta misurata mediante risonanza magnetica cerebrale. “Un risultato importante perché dimostra la sicurezza del trattamento e lascia aperta la porta ad un effetto neuroprotettivo che, se dimostrato dall’analisi degli obiettivi secondari, potrà fornire una nuova speranza alle persone con sclerosi multipla” aveva concluso Uccelli.

“Importante che la ricerca italiana sia all’avanguardia - afferma il presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, Mario Alberto Battaglia - e che tutte queste ricerche partite all’inizio del 2000 con la ricerca di base arrivino a una conclusione con la fase 1. Attendiamo i due anni previsti di follow up di questi progetti per dare risposte concrete alle persone con SM e valutare gli studi successivi da compiere”.