Riforma Csm, Bonafede porta la proposta per depotenziare le correnti al vertice di maggioranza

Domani l'incontro. Tutto ruota intorno a piccoli collegi uninominali

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“Non si può più attendere”. Il messaggio di Alfonso Bonafede è arrivato al termine di una - l’ennesima - giornata di fuoco per le toghe. Nel tardo pomeriggio di ieri, all’indomani di una riunione fiume dell’Anm che aveva portato quasi alla polverizzazione della giunta, il ministro scrive un post su Facebook. E rispolvera una questione molto dibattuta nei mesi scorsi: la riforma del Csm. Una bozza che pure già esiste, rimasta chiusa nell’armadio già da prima che la pandemia di Coronavirus travolgesse tutto. Mondo della giustizia compreso.

Con quel “non si può più attendere”, scandito come se il tempo non bastasse più - o come se tutto il tempo già passato, e gli scontri nella maggioranza e con la magistratura sulla riforma dell’autogoverno non fossero stati sufficienti far andare avanti un disegno di legge che oggi si sbandiera come indispensabile - annuncia che a breve presenterà un progetto di riforma dell’organo che ha sede a Palazzo dei Marescialli. Maggiori dettagli potrebbero arrivare già domani, 26 maggio. Alle 18 infatti - scrive l’Agi - è previsto un vertice di maggioranza convocato dal Guardasigilli.

Cosa ha in mente Bonafede? A meno di sorprese dell’ultimo minuto, sostanzialmente le stesse modifiche su cui si era raggiunto un accordo qualche mese prima che il Coronavirus si abbattesse sull’Italia. Lo ha anticipato lo stesso Guardasigilli nel post su Facebook e, al momento, lo confermano da via Arenula. Nulla di nuovo sotto al sole, dunque. O almeno così sembra.

Il ministro della Giustizia, sulla scia dell’ennesimo tumulto tra toghe, scongela quelle due o tre idee su cui la maggioranza aveva “già trovato un’ottima convergenza poco prima che scoppiasse la pandemia”, per usare le parole scritte da lui stesso su Facebook.

L’obiettivo principale è, lo spiega il ministro nel suo post, “un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo”. Come raggiungerlo? Eliminando il collegio unico nazionale e puntando a collegi più piccoli, uninominali. Resta sul tavolo l’opzione del sorteggio tra i due candidati più votati nella singola area. Ammesso che la riforma sarà approvata, e al netto di quanto tempo ci voglia, il sistema sarebbe efficace? Probabile, perché sarebbe un modo per legare i candidati maggiormente ai territori e, forse, un po’ meno alle correnti. Ma per averne la certezza bisognerebbe attendere la prova dei fatti.

Nel disegno di Bonafede anche “l’individuazione di meccanismi che garantiscano che i criteri con cui si procede nelle nomine siano ispirati soltanto al merito” e “la netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle “porte girevoli”.

Mentre si attende il prossimo confronto della maggioranza sul tema, si avvicina il redde rationem al vertice dell’Anm. Il comitato direttivo centrale, dopo il passo indietro di Area e Unicost - due delle tre correnti che componevano la giunta - si rivedrà oggi per decidere il da farsi. Per capire come traghettare la barca, che sta affondando, fino alle elezioni di ottobre. Sembra remota l’ipotesi di un accordo per una nuova giunta e più plausibile l’opzione di una proroga dell’attuale per i soli affari correnti.

A quasi un anno dalla sua esplosione, il caso Palamara continua a portare scompiglio tra le toghe. In questo caso dopo l’emersione di chat tra magistrati senza rilevanza penale. E così, mentre si provava a ricostruire sulle macerie dell’anno scorso, all’Anm si è aperta una nuova ferita. Questa volta non rimarginabile. 

E l’inchiesta della procura di Perugia ha, di recente, fatto cadere una testa anche in via Arenula, dove oggi arriva un nuovo capo di gabinetto. È Raffaele Piccirillo, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, specializzato in anticorruzione e dal 2015 a capo della delegazione italiana nel Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa. Bonafede ha chiesto al Csm di metterlo fuori ruolo. Piccirillo si insedierà al posto di Fulvio Baldi, costretto alle dimissioni dopo la pubblicazioni di chat in cui parlava con Palamara di alcune nomine.

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