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Fase 2: riaprono i negozi ma dovunque crolla il fatturato

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Oltre 800.000 le imprese del commercio e dei servizi di mercato che hanno ripreso l’attività dopo oltre due mesi di chiusura forzata per l’emergenza sanitaria.Si tratta per oltre il 90%, di negozi di abbigliamento con acquisti concentrati, come quelli “per intimo, pantaloni e camicie, scarpe e accessori” come rivela Confcommercio secondo cui per altre settori, come ad esempio, per il food, il trend della ripresa sarà molto più lento. Ma una cosa è certa, dice la stessa associazione di categoria: aperture veloci, fatturati in affanno.

Fatturato in calo profondo per i negozi dei centri storici

“Lo avevamo previsto e le nostre rilevazioni sembrano darci ragione. I dati sono impressionanti, intendendo ovviamente sul versante negativo”, spiega Raffaele Rubin, founder e partner di Josas Immobiliare, un’agenzia di brokering specializzata nel commercial real estate, osservatorio privilegiato sulle dinamiche immobiliari fra Roma e Milano. “Ad oggi possiamo registrare nei fatturati dei centri storici un crollo dell’85-90% rispetto ai dati dello scorso anno e sarà una traccia dalla quale per riprenderci ci metteremo certamente del tempo”.

In tutto questo, a galoppare per i commercianti come per i cittadini, sono gli affitti.

“Ancora troppo pochi sembrano consapevoli di questo problema”, spiega Rubin, “e non stanno concedendo sconti soddisfacenti. Per questo motivo ad oggi nei centri storici italiani abbiamo il 20% di disdette contrattuali in più rispetto allo scorso anno, e siamo solo a pochi giorni dalla riapertura.
Prevediamo che questo dato salga fino al 40% nelle prossime settimane. Le aziende del commercio, gli imprenditori che ogni giorno stanno provando a ricostruire il paese, si aspettano e pensiamo meritino una scontistica secca del 50% e per compenso riteniamo giusto e doveroso che i proprietari che applicano questi sconti debbano avere uno sgravio totale dell’IMU