Hong Kong: riprende il braccio di ferro fra manifestanti e Pechino
by Paolo Alberto Valentieuronews_icons_loading
La Cina diffida gli Stati Uniti su Hong Kong e le possibili sanzioni contro la legge sulla sicurezza nazionale per l'ex colonia in discussione a Pechino: "Se gli Usa continuano a danneggiare gli interessi della Cina, allora la Cina prenderà le necessarie contromisure", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian.
Torna la violenza nelle strade di Hong Kong
La polizia di Hong Kong ha arrestato almeno 180 persone dopo le manifestazioni di Causeway Bay e Wan Chai, a cui hanno partecipato molte migliaia di persone. La procura dell'ex colonia ha confermato che gli arrestati sono accusati di raduno non autorizzato. Almeno 10 i manifestanti ospedalizzati. Quella di domenica è stata la prima compatta manifestazione dopo il lungo lockdown in cui erano proibiti assembramenti di più di 8 persone. La decisione di trasgredire l’ordinanza del governo è stata indotta dall’annuncio della Cina di volere imporre a tutti i costi una legge sulla sicurezza per Hong Kong, che contrasti le veilleità di secessione ed eventuali attività sovversive con manovre di intelligence "pilotate da potenze straniere". Pechino afferma che la legge è necessaria per "prevenire, fermare e punire" le proteste come quelle che hanno scosso Hong Kong dall'anno scorso e che erano nate dall'opposizione ad un disegno di legge che avrebbe consentito l'estradizione nella Cina continentale. La Cina ha respinto le preoccupazioni che la legislazione danneggerà gli investitori stranieri a Hong Kong, che è un importante centro finanziario, e ha accusato alcuni paesi di "intromissione". In realtà questa legge potrebbe rappresentare la fine di Hong Kong come luogo di libertà, sottomettendola alla dittatura del Partito Comunista cinese.
Riprende la stagione delle manifestazioni
Il movimento ha in programma un’altra protesta di massa il 27 maggio, quando al parlamento di Hong Kong (Legco) si discuterà una legge che vieta gli insulti contro l’inno nazionale (cinese) con la prospettiva di tre anni di carcere e una multa fino a 50mila dollari di Hong Kong per chi reca oltraggio ai simboli della Cina. La ripresa delle manifestazioni implica la pretesa della risposte alle “cinque domande”, divenute lo slogan delle manifestazioni cominciate un anno fa contro la legge sull’estradizione. Fra le “cinque domande” vi è la richiesta di un’inchiesta indipendente sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia e il suffragio universale nell’elezione del parlamento del Legco e del capo dell’esecutivo, che Pechino ha escluso da tempo.