La musica ‘sospesa’ e il canto ‘interrotto’ ai tempi del Coronavirus
Tutte le incognite e le speranze legate alla Fase 2 nell’intervista alla vocal coach braidese Daniela Caggiano
by Silvia GullinoSono stati i primi a fermarsi e, molto probabilmente, saranno gli ultimi a ripartire. Ma in pochi, purtroppo, parlano di musicisti e cantanti. Quelli per i quali l’arte è un lavoro da svolgere a contatto con gli allievi, che si muovono fra note e melodie ed insegnano a trasferire, attraverso il suono ed il canto, le emozioni più intime, gli stati d’animo, l’amore e la rabbia. Categoria che rischia di collassare, sebbene sia imprescindibile per dar colore e forma ad ogni nostro pensiero ed azione. Come sta incidendo il Coronavirus sulla musica e che cosa succederà dopo? Abbiamo posto queste ed altre domande alla Vocal Coach braidese Daniela Caggiano. Ecco le risposte.
Daniela, quando è iniziato il momento di smarrimento?
“Lunedì 9 marzo è stata una giornata molto particolare, durante il pomeriggio solo tre lezioni di canto, erano tutti un po’ preoccupati e quindi già nella mattinata mi sono arrivate le prime disdette: sono un pochino raffreddato, non me la sento, meglio stare a casa, sta succedendo qualcosa di strano. Il giorno dopo, come tutti non ho più riaperto!”.
Com’è andata la Fase 1?
“È stato tutto molto veloce, incomprensibile, quasi devastante! Per un attimo non si è capito bene quello che stava accadendo e per qualche giorno si è fatta molta fatica a comprendere che strada prendere per non rischiare di chiudere totalmente l’attività! Sono indubbiamente stata tra le più fortunate, perché la didattica ha potuto proseguire online e comunque Skype mi ha permesso di non abbandonare completamente la mia professione”.
Ora siamo nella Fase 2, che cosa ti aspetti?
“Le riaperture ci sono state, ma non per tutti, i due mesi di chiusura per me saranno tre! Infatti riaprirò lo studio il 15 giugno se tutto va bene. Più di una volta mi sono chiesta se fosse meglio continuare il lavoro online, ma poi avrei deluso metà dei miei allievi. Molti non li vedo da quel 9 marzo, molti non li rivedrò più o chissà quando, forse quando potranno di nuovo permetterselo. Però questa è la triste realtà: ciò che è stato, non sarà più!”.
C’è stato qualcosa di positivo in questa esperienza?
“Per me, questi sono stati mesi costruttivi, mi sono adeguata alla situazione, ho imparato tantissime cose nuove, ho affrontato la didattica in un modo del tutto nuovo, sicuramente più in linea moderna e tecnologica”.
Che cosa succederà adesso?
“Ora è tempo di ‘lezioni in presenza’, perché manca la magia del vedersi e dello stare insieme, nel mio caso del cantare insieme! Per poter fare tutto questo, quindi per accogliere i miei preziosi ‘cantori’ ho dovuto rivoluzionare lo studio: nuovi debiti, nuovi progetti, nuovi spazi. Tutto da sola, aiutata da amici e dai miei fratelli che sono Designers bravissimi. Da sola perché, per il nostro settore non esistono linee guida, ci siamo basati sulle nostre conoscenze e su quello che stanno facendo altri studi professionali”.
Quali sono le principali difficoltà a cui fare fronte?
“Per noi la distanza di sicurezza è fondamentale, si parla di 4, 5, 6 metri tra il cantante e il coach, se non di più. Perché noi non possiamo cantare con la mascherina, introdurremmo molta anidride carbonica, continuamente. Ma l’uso del fiato, quindi dei tanti vapori che si producono in bocca a contatto con la saliva e che si disperdono nell’ambiente, è una costante nella nostra disciplina, per questo abbiamo bisogno di molto spazio per allenarci e di esprimerci in un ambiente che si possa pulire e areare perfettamente”.
Qual è la tua riflessione su questa smaterializzazione della musica?
“La nostra categoria, quella degli insegnanti di musica è stata completamente abbandonata a se stessa! Nessuno ne ha mai parlato, nessuno, ancora oggi, ha detto chiaramente che cosa ne sarà di noi”.
Come si riparte dopo il lungo lockdown?
“Per fortuna lavoro privatamente, posso rispettare la lezione individuale e quindi riaprirò facendo molta attenzione. Avrò molta cura dei miei allievi nonché di me stessa. Tra disinfettanti, materiale monouso ed una speciale postazione per i cantanti, tutto sarà pronto per provare una nuova avventura da metà giugno circa. Dovrò ridimensionare l’orario, perché la sanificazione e l’areazione della stanza richiederà del tempo tra un allievo e l’altro e quindi ci saranno meno ore a disposizione per tutti. Una cosa è sicura: per molto tempo non faremo i numeri di prima, ciò che è perso non lo recupereremo mai e non sarà comunque un anno proficuo. Anche se dovrò affrontare molte spese, ho deciso di non aumentare i prezzi delle lezioni e continuo ad offrire il servizio Skype (in caso di necessità) ad un costo accessibile. Sono dell’idea che i mancati guadagni di questo triste periodo, non debbano essere ribaltati alla riapertura delle nostre attività sui clienti (vecchi e nuovi), tutti abbiamo perso qualcosa, qualcuno anche troppo”.
Che cosa vuoi dire a chi ci sta leggendo?
“La musica è stata in questi mesi un’amica preziosa per tutti, ma è stata completamente abbandonata, mi auguro che le si possa dare nuovi spazi, perché non rimanga inespressa.
Pensate che cantare, danzare, recitare siano solo hobbies? Credetemi per tanti è molto di più!”.
Beh, il messaggio è lanciato…