Riovalli non riapre
«Impossibile
rispettare le norme»
Acquapark Riovalli non apre per l'estate. "Impossibile rispettare le disposizioni, siamo lasciati soli" è in sostanza questa la dichiarazione del proprietario della struttura di Cavaion veronese, Vanni Orlandi.
"Il Decreto del Governo ha stabilito che per ogni cliente ci debba essere a disposizione uno specchio d'acqua di almeno sette metri quadri", spiega Orlandi, "questo significa che in un parco come il nostro, che ha una capienza massima di 1700 persone, soltanto 130 possono stare in acqua nello stesso momento. Dovrei mettermi a controllare quanto tempo trascorre in acqua ogni singolo cliente e questo è impensabile”.
Il rischio è che molti clienti si troverebbero a pagare per un servizio di cui non possono usufruire. Ma non è tutto. La struttura, per seguire i diktat governativi, dovrebbe aumentare il personale sia per garantire una corretta e continua sanificazione di bagni, docce e aree comuni che per sorvegliare ognuno dei clienti affinché rispetti la distanza di sicurezza, indossi le mascherine nelle aree comuni e che si evitino gli assembramenti.
Prezzo del biglietto.“A fronte di tutto questo saremmo costretti ad aumentare il prezzo d'ingresso e questo non lo vogliamo fare – ha commentato Orlandi - da sempre il parco acquatico Riovalli ha infatti adottato una politica di abbattimento dei costi per venire incontro il più possibile al suo target di clienti, che per la maggior parte sono famiglie. Tra le altre cose per quest’anno avremmo inaugurato una nuova attrazione, lo scivolo “Arlecchino” tanto atteso e che per noi ha significato un investimento oneroso che non avremo modo di ammortizzare”.
E il personale? “Sono 30 le persone che lavorano con noi ogni anno e quest'anno resteranno a casa - ha chiosato Orlandi - inoltre, dalle poche e confuse indicazioni fornite, non è chiara nemmeno di chi sia la responsabilità penale e civile se a qualcuno dei nostri clienti succedesse qualcosa”.
Nessun sostegno economico. Nessuna possibilità da parte di Riovalli di poter usufruire del Decreto Cura Italia che ha stabilito aiuti alle attività che nei mesi caldi dell'emergenza - marzo e aprile - non hanno potuto proseguire con il lavoro. “Noi non rientriamo, ovviamente in questo decreto – ha aggiunto Orlandi – poiché la nostra attività avrebbe aperto i battenti dal prossimo mese, quindi non siamo in nessuna delle categorie che lo Stato potrà sostenere con degli aiuti. Saremo soli”.
La speranza. "Ci rendiamo conto che la situazione non è affatto semplice da gestire da parte del Governo, tuttavia è chiaro: rispettare queste disposizioni per noi non è possibile. Nella speranza che le cose possano cambiare e le condizioni possano essere favorevoli, ci riserviamo la possibilità di aprire magari nel mese di luglio”.