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Lance Armstrong 

la Repubblica

Le nuove verità di Lance Armstrong: "L'Epo è molto più sicura di altre sostanze"

In onda su ESPN la prima puntata del documentario "Lance", in cui il texano, squalificato a vita nel 2012 per doping, rivela altri particolari della sua vita: i maltrattamenti del patrigno, le prime sostanze già a 21 anni, il possibile legame fra il cancro e gli ormoni della crescita

ROMA - Il doping già a 21 anni, i benefici dell'Epo, il possibile legame fra il suo cancro e il ricorso agli ormoni della crescita, i maltrattamenti da parte del patrigno. Lance Armstrong si mette a nudo in un documentario della ESPN, una serie di interviste condotte nel 2018 e nel 2019 da Marina Zenovich (tre ore e 20 minuti la durata complessiva), la cui prima parte è stata trasmessa nella serata di domenica in America sul canale sportivo sull'onda dell'immenso successo di "The Last Dance" che ha ripercorso l'epopea di Michael Jordan e dei Chicago Bulls nella Nba. "Non ti mentirò, ti racconterò la mia verità", le parole, pronunciate come una promessa, dell'ex star decaduta del ciclismo, che sette anni dopo aver ammesso di essersi drogato durante un'intervista televisiva si è nuovamente confessato di fronte a una telecamera in "Lance".

"Prime sostanze a 21 anni: sapevo cosa accadeva"

Contrariamente a quanto aveva detto ad Oprah Winfrey, ora il texano rivela di aver iniziato a doparsi già nel 1992 e non nel 1996. "Probabilmente avevo 21 anni, era durante la mia prima stagione da professionista - ha affermato Armstrong - Ci venivano praticate iniezioni di vitamine e cose del genere? Sì, ma non era illegale. E chiedevo sempre cosa mi veniva dato. Sapevo quello che stava succedendo. Ho sempre chiesto, sempre saputo e ho sempre preso le mie decisioni da solo. Nessuno mi ha mai detto 'Non fare domande, te lo diamo e basta'. Non lo avrei mai accettato. Ho chiesto, è stato un passo da parte mia". Era il cortisone la sostanza assunta a quei tempi dall'atleta statunitense, laureatosi nel 1993 campione del mondo su strada a Oslo, uno dei rari titoli di cui non è ancora stato privato. Il 48enne ciclista americano ha vinto sette edizioni consecutive del Tour de France, dal 1999 al 2005, cancellate però a tavolino dopo che Armstrong è stato squalificato a vita nel 2012 per l'ammissione di aver fatto uso di sostanze dopanti a seguito dell'indagine dell'Usada che lo ha collocato a capo del "sistema di doping più sofisticato, professionale ed efficace nella storia dello sport".

"L'Epo? Ci sono sostanze molto più pericolose"

La prima puntata del documentario si è comunque soffermata su un altro periodo della vita di Armstong, quasi costretto al ritiro nel 1996 per un cancro ai testicoli, malattia combattuta con grande determinazione e coraggio. "Non posso sapere con certezza se ci sia stato un legame tra doping e il cancro ma certamente non posso escluderlo - ammette Lance -  La sola cosa che posso dire è che l'unica volta nella mia carriera in cui ho fatto uso dell'ormone della crescita è stato proprio nel 1996. Quindi in un angolo della mia testa, la domanda c'è...". Un anno prima Armstrong aveva deciso di rivolgersi al medico Michele Ferrari: "Ho fatto tutto quel che ha detto, avevo cieca fiducia in lui (...) Tutto ciò di cui avevo bisogno erano i globuli rossi." Riguardo all'Epo, l'ex corridore ha un'opinione ben precisa: "Quello che sto per dire non sarà popolare, ma per molti aspetti è un prodotto sicuro. Fintanto che lo usi con parsimonia, in quantità limitata, sotto la supervisione di un medico professionista. Ci sono sostanze molto più pericolose da iniettare nel tuo corpo" Al punto che "non è stato difficile" per lui recuperare dopo il cancro.

I maltrattamenti del patrigno: "Trattato come un animale"

Armstrong ricorda anche la sua infanzia segnata dall'assenza di un padre e dalla violenza di un patrigno, che lo colpiva "per un cassetto lasciato aperto". "Senza di me Lance non sarebbe diventato un campione, perché l'ho trattato come un animale", il parere da parte sua di Terry Armstrong, con il rimpianto di averlo reso "un vincitore a tutti i costi". Infine, l'ex atleta americano racconta come a 15 anni abbia infranto le regole usando un certificato di nascita falso per partecipare a una gara di triathlon: "Dovevi avere 16 anni. Falsificare il certificato, partecipare illegalmente e battere tutti", la verità del texano. E - come già accaduto in passato - c'è da credere che le sue rivelazioni susciteranno altre reazioni nel mondo del ciclismo.