Non sottovalutiamo il dramma della deforestazione aggravato dal Covid

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Mint Images via Getty Images

La pandemia è stata raccontata come un momento di pausa e rigenerazione per la natura: delfini a Venezia (rivelatosi un falso), panorami finalmente liberi dallo smog, miglioramento della qualità dell’aria. Purtroppo questi aneddoti non sono che la parte accattivante e minoritaria della storia.

Un rapporto pubblicato questa settimana dalla sezione tedesca del WWF indica come nel solo mese di Marzo il tasso di deforestazione sia cresciuto del 150% rispetto allo stesso mese dell’anno prima. E’ stata infatti disboscata un’area di 6’500 chilometri quadrati, l’equivalente di sette volte la superficie della città di Berlino, e i paesi più colpiti sono stati nell’ordine l’Indonesia, la Repubblica Democratica del Congo e il Brasile.

La pandemia non ha fatto altro che accelerare un processo in atto. Da un lato i governi si concentrano sul virus e destinano meno risorse al controllo delle foreste; dall’altro l’aumento del tasso di disoccupazione, il ritorno alle campagne di origine di molti emigrati nelle in città e la diminuzione del turismo (soprattutto del sud-est asiatico) hanno spinto la popolazione locale a cercare altre forme di guadagno tagliando la foresta.

Le foreste coprono ancora circa il 30% dell’area terrestre, ma stanno scomparendo a un ritmo allarmante. Tra il 1990 e il 2016, secondo la Banca mondiale, il mondo ha perso 1,3 milioni di chilometri quadrati di foresta, un’area più ampia del Sudafrica. Da quando abbiamo iniziato a tagliare le foreste, il 46% degli alberi è stato abbattuto, secondo uno studio di Nature. Circa il 17% della foresta pluviale amazzonica è stata distrutta negli ultimi 50 anni e recentemente le perdite sono aumentate.

Abbiamo bisogno di alberi per molte ragioni, non da ultimo il fatto che assorbono non solo l’anidride carbonica che respiriamo, ma anche i gas serra che intrappolano il calore che emettono le attività umane. Man mano che questi gas entrano nell’atmosfera, il riscaldamento globale aumenta. La sola copertura di alberi tropicali può fornire il 23% della mitigazione del clima necessaria, nel prossimo decennio, per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’accordo di Parigi del 2015.

Chiusi in casa in questo infinito presente, con i media impegnati a raccontare solo gli effetti della pandemia, è facile dimenticare che il mondo continua a girare. Se la deforestazione dell’Amazzonia continua a questa velocità, nei prossimi 50 anni quella che è ancora la più grande foresta pluviale al mondo, si trasformerà in una savana, con conseguenze devastanti per il clima del mondo intero, soprattutto per la diminuzione delle piogge. La pandemia è una lente di ingrandimento di tutte le ingiustizie e le vulnerabilità del mondo, ora più di sempre abbiamo bisogno di cambiare rotta.