Coronavirus: mascherine e guanti. Una minaccia per i nostri mari? Il problema dello smaltimento dei dispositivi di protezione individuale

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Dopo bottigliette di plastica e fazzoletti, dall’inizio del lockdown è sempre più frequente trovare mascherine e guanti abbandonati per strada, nei cestini della spazzatura o sulle spiagge. Nei giorni scorsi, l’immagine simbolo di questa abitudine, arriva dal Canada con la notizia dell’uccellino morto soffocato per essersi impigliato in una mascherina. Dal 9 marzo, i dispositivi di protezione individuale (dpi) sono diventati sempre più oggetti della nostra quotidianità, sia in ambito sanitario che privato. Nella fase 2 della pandemia indossiamo le mascherine negli ambienti chiusi, come negozi, uffici, luoghi di lavoro, durante le visite a parenti e amici, ma anche per strada. Non mancano i consigli di utilizzo, né video per imparare a distinguere i vari modelli, ma non tutti stanno rispettando il corretto smaltimento di guanti e mascherine.

L’impatto dell’abbandono dei dpi, potrebbe pericolosamente aumentare i livelli già preoccupanti della plastica nei nostri oceani. Secondo i dati del WWF, ogni anno nel Mediterraneo fluiscono 570 mila tonnellate di plastica, come se 33.800 bottigliette di plastica venissero gettate in mare ogni minuto, con ricadute dalla fauna ittica, fino alla nostra tavola. A livello mondiale, è stato stimato che basta l’1 % di mascherine non smaltite a regola, per tradursi in circa 10 milioni di mascherine, corrispondenti a 40 mila chili di plastica nell’ambiente. Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia ha lanciato un appello: “È necessario evitare che questi dispositivi, una volta diventati rifiuti, abbiano un impatto devastante sui nostri mari […]”.

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Non tutti stanno rispettando il corretto smaltimento di guanti e mascherine

Anche Associazioni come Legambiente hanno raccolto il problema lanciando un messaggio: “Usa mascherine riutilizzabili, ma solo se certificate e secondo le modalità d’uso stabilite dal produttore. Se utilizzi guanti e mascherine usa e getta, chiudili in un sacchetto e conferiscili nell’indifferenziato o nei punti di raccolta allestiti. È un gesto civico, di buon senso e corretto per la salute di tutti noi e dell’ambiente”. Un breve spot dell’associazione diffonde il giusto uso e smaltimento di queste misure protettive, affinché esse non alimentino i livelli di inquinamento ambientale, fino a diventare un possibile veicolo di contagio.

Ecco il video di Legambiente:

Il legame tra comportamenti dell’uomo e inquinamento ci è parso ancora più chiaro negli ultimi mesi. Questo fermo obbligato ci ha fatti attendere alla finestra, mentre fuori il mondo sembrava aver ricominciato a respirare. Sicuramente questo non consola, ma fa riflettere ancora su quanto l’intervento dell’uomo, possa aver influito sui nostri ecosistemi. L’intrusione massiccia dell’uomo negli ecosistemi, sembra una delle ipotesi più probabili riguardo alla diffusione di molti virus comparsi negli ultimi secoli, compreso il Covid-19. La ricerca scientifica internazionale sta indagando anche sulla diffusione capillare dell’epidemia in aree geografiche maggiormente inquinate, con un focus italiano su Lombardia e Pianura Padana. Su questo le ipotesi sono ancora al vaglio. Ciò che è certo è che il nostro intervento sulla natura ha influito sempre più pesantemente sull’equilibrio uomo-ambiente. E oggi l’urgenza è una presa di coscienza che debba essere quanto mai condivisa.

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Legambiente diffonde il giusto uso e smaltimento di queste misure protettive

A riguardo, WWF Italia nel suo Report molto dettagliato circa l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi, arriva alla conclusione che ci troviamo di fronte alla necessità di rispondere con una visione d’insieme. Il Report propone un accordo nuovo tra persona e natura, denominato New Deal for Nature & People. Esso dovrebbe prevedere di:

• dimezzare la nostra impronta sulla Natura
• arrestare la perdita degli habitat naturali
• arrestare l’estinzione delle specie viventi.

Come abbiamo visto, il problema dello smaltimento dei dpi, può dare adito a una discussione più approfondita sulla relazione uomo-ambiente. Sicuramente il lockdown ha richiesto a tutti di rivedere le proprie abitudini, influendo in modo incisivo su ogni sfera umana: personale, sociale e lavorativa. Stiamo vivendo i postumi della fase 1 e la fase 2 presenta ancora notevoli incertezze sulle possibilità di movimento e relazione, con una grande incognita sul futuro. Ciò ha destabilizzato e richiesto alla comunità dei comportamenti sanitari che parevano molto lontani qualche mese fa.

Tuttavia, in questa frattura sociale, scegliere di rispettare le norme igieniche e di smaltimento dei dpi, diventa un piccolo tassello di consapevolezza sul fatto che i nostri comportamenti hanno ricadute importanti sull’ambiente e sulla nostra stessa salute. Alla luce di ciò, possiamo auspicare, oltre a una nuova ripartenza, una sorta di rallentamento capace di infondere una comune coscienza attiva sul tema uomo-natura.

Ilaria Castelli