Pensioni: taglio vicino e sarà doloroso. Chi colpirà e quanto
Le pensioni non saranno immuni dalla crisi del coronavirus: con il crollo del PIL gli assegni previdenziali saranno più bassi. Chi pagherà pegno e da quando.
by Davide PantaleoLa crisi legata al coronavirus sta mettendo letteralmente in ginocchio l'Italia, uno dei Paesi più colpiti non solo dal punto di vista sanitario, ma anche e soprattutto economico.
Pensioni: il taglio arriva dal coronavirus. Crollo PIL nel 2020
Le ricadute negative di questa crisi si stanno già avvertendo su milioni di lavoratori, ma la scure del coronavirus si abbatterà anche sulle pensioni.
A breve infatti si dovrà fare i conti con dei tagli che in un primo momento saranno abbastanza contenuti, per poi ampliarsi più avanti nel tempo e diventare più pesanti.
La sforbiciata degli assegni attesa già dal prossimo anno è da ricondurre al crollo del PIL che secondo le stime del Documento di Economia e Finanza dovrebbe subire una contrazione dell'8% quest'anno.
Sono ancora più pessimistiche le stime della Commissione Europea che parlano di un affondo del 9,5% per il Prodotto Interno Lordo del nostro Paese.
Che ha a che fare l'andamento del PIL con le pensioni?
Come è noto, in Italia ci sono tre situazioni di riferimento per le pensioni che possono essere basate sul sistema retributivo, su quello misto che prevede anche la parte contributiva, e poi su quello interamente contributivo.
Il sistema retributivo basa il calcolo solo sul livelli di retribuzione e sugli anni dell'attività lavorativa senza risentire di altre variabili esterne.
Per il sistema misto e ancor più per quello interamente contributivo, la situazione è ben diversa perchè molto dipende in questi casi dall'andamento dell'economia in Italia.
Chi riceverà un assegno pensionistico interamente contributivo, e si tratta di coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal 1996, saranno quelli maggiormente colpiti dai tagli.
Questo perchè la famosa riforma Dini ha stabilito che i contributi versati per gli anni che ricadono nel nuovo metodo di calcolo vengano rivalutati con un tassi di capitalizzazione dato dalla crescita media del PIL dei cinque anni precedenti.
Pensioni: chi sarà più penalizzato dal tonfo del PIL
Alla luce di ciò, quanti lasceranno il lavoro dall'1 gennaio 2022 vedranno la rivalutazione contributiva condizionata dal PIL di quest'anno che, come detto prima, subirà un crollo, quindi il tasso di capitalizzazione sarà nulla.
La situazione dovrebbe essere leggermente migliore per chi andrà in pensione dal 2023 in poi, visto che in tal caso alla rivalutazione legara al rovinoso PIL del 2020 si affiancherà quella relativa al PIL 2021 che sarà sicuramente in recupero rispetto all'anno in corso.
Come detto prima, nell'immediato l'impatto sarà contenuto, ma già a partire dal 2023, se sarà confermato un crollo del PIL dell'8% a fine 2020, il taglio dell'assegno previdenziale futuro può arrivare a subire una sforbiciata fino al 3%.
Pensioni: ipotesi di taglio per chi lascia il lavoro nel 202
A tal proposito un esempio ipotetico è stato riportato da Il Messaggero, che fa riferimento al caso di un lavoratore nato nel 1956 e che ha iniziato a versare contributo a partire dal 1980.
La persona in questione lascerebbe il lavoro nel 2023, all'età di 67 anni, con una riduzione della quota contributiva del 2,7% e questo sul totale della pensione lorda si tradurrebbe nell'1,7% in meno.
Come evidenziato dal quotidiano, questo impatto negativo è destinato ad accentuarsi in seguito e a mantenersi nel tempo.
Pensioni: tagli più contenuti ora, ma si arriverà fino a quasi il 7%
A tal proposito ricordiamo che nei giorni scorsi il settimanale Panorama ha fatto un po' di conti e si è focalizzato sulla stretta correlazione tra il crollo del PIL italiano e il futuro delle pensioni.
Dai calcoli è emerso che chi si ritirerà dal lavoro tra il 2023 e il 2033 subirà una riduzione dell'assegno previdenziale tra il 2% e il 4%.
E' più fortunato chi andrà in pensione nei prossimi mesi e comunque da qui a 3 anni, visto che non dovrebbe subire particolari ripercussioni dalla crisi in atto.
Diverso il discorso per coloro che raggiungeranno l'agognato traguardo della pensione negli anni successivi, visto che il loro assegno subirà una decurtazione che potrà estendersi anche fino al 6,7%, almeno stando ai calcoli realizzati da Epheso per Panorama.