Boris Johnson è nei guai perché il suo gran visir ha violato la quarantena
by Albachiara ReDominic Cummings, mente dietro la campagna elettorale Tory del 2019 e quella pro Brexit, ha violato le norme di lockdown per recarsi dai genitori, forse più di una volta. Il premier lo difende, ma anche molti conservatori chiedono le sue dimissioni, in uno scandalo ormai enorme
Per il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson è il giorno più difficile dall’inizio del suo mandato: Dominic Cummings, il suo primo collaboratore, ha violato la quarantena imposta dal suo stesso governo, e ora BoJo si è trovato a difenderlo in veste ufficiale. “Ha agito con responsabilità, integrità e nel rispetto della legge”, ha spiegato Johnson durante una conferenza stampa il 25 maggio. Il premier inglese ha tentato di smarcare il suo capo consigliere dalle accuse che lo hanno travolto in modo particolare negli ultimi giorni dopo che i quotidiani inglesi, tra gli altri Guardian e Daily Mirror, hanno rivelato che Cummings avrebbe violato le norme per limitare la diffusione del Covid-19 a fine marzo, quando si è recato dai propri genitori a Durham per farsi aiutare nella gestione del figlio di 4 anni, dopo aver scoperto che sua moglie era risultata positiva al coronavirus. Le disposizioni per i cittadini inglesi, in casi come questo, erano però quelle di segnalare la situazione alle autorità locali per ricevere supporto e assistenza.
Le ricostruzioni dei giornali
Secondo quanto riportato dal Guardian, Cummings insieme alla moglie e al figlio si sarebbero spostati da Londra per raggiungere Durham, una cittadina a nord dell’Inghilterra, tra il 28 e il 29 marzo. Un viaggio di 400 chilometri non solo in aperta violazione delle misure imposte dal governo proprio qualche giorno prima, ma anche molto pericoloso soprattutto in ragione delle condizioni di salute dei due coniugi: al momento della partenza, la moglie Mary Wakefield, giornalista del magazine di destra The Spectator, aveva presentato i sintomi del coronavirus e, qualche giorno dopo secondo i report lo stesso Cummings avrebbe mostrato una condizione simile.
Non sarebbe nemmeno stato l’unico viaggio della coppia. Alcuni tabloid inglesi, avrebbero trovato e ascoltato due testimoni che hanno raccontato di aver visto il consigliere di Boris Johnson sempre a Durham, ma questa volta tra il 12 e il 19 aprile. Nel mezzo, il 14 aprile, come dimostrato da alcune foto, Cummings era a Londra a Downing Street. Circostanza che, nonostante una smentita da parte del governo (che ha parlato di ricostruzione inesatta) peggiora la posizione del consigliere. “Le nuove accuse sembrano demolire gli argomenti della difesa e alimentano le speculazioni sul fatto che i suoi spostamenti fossero permessi perché suo figlio doveva essere curato”, ha sottolineato l’Observer.
La difesa di Cummings e del governo
Il super consigliere, nonché una delle personalità più influenti della destra inglese e tra i principali artefici della Brexit (per cui aveva coniato lo slogan di Johnson “Take back control”), non ha ancora chiarito la sua posizione in veste ufficiale. Finora ha commentato l’accaduto solo con alcuni giornalisti di Sky News, dicendo di essere assolutamente convinto di non aver violato nessuna norma.
Dello stesso parere è anche Downing Street: l’ufficio stampa del premier ha diffuso una nota stampa, spiegando che il motivo dell’allontanamento da Londra era giustificato dall’assistenza che richiede un bambino piccolo, soprattutto in caso di positività al virus da parte dei genitori (ma nelle linee guida approvate non si menziona questa possibilità). Anche il segretario alla Salute Matt Hancock ha difeso il consigliere, giustificandolo su Twitter e spiegando che “ha fatto bene a trovare qualcuno che si occupasse del figlio”.
Soprattutto dopo le ricostruzioni dei quotidiani inglesi e le testimonianze di una seconda violazione della quarantena qualche settimana dopo il primo viaggio a Durham, però, anche alcuni membri dello stesso Partito conservatore richiedono le dimissioni di Cummings. E reazioni sono arrivate anche da persone esterne al mondo politico: il popolare conduttore inglese Piers Morgan ha definito il consigliere “un ipocrita e un codardo” , e lo stesso hanno fatto lo scrittore Rob McGibbon e l’autrice J.K Rowling.
Johnson – che deve a Cummings la sua campagna elettorale che l’ha portato al potere nel 2019 – sarà disposto a sacrificare il suo capitale politico per difendere il suo stratega dalle accuse?