Maggio 1930, primo contatto
by Susanna SchimpernaMaggio 1930.
L’ispettore minerario Michael Leahy, insieme a suo fratello Dan, a Michael Dwyer e a un piccolo gruppo di compagni, erano partiti per la catena montuosa Bismarck, in Nuova Guinea, in cerca d’oro, ma, arrivati in un insospettato altopiano e perso l’orientamento, invece di tentare un’improbabile ritorno avevano deciso di andare avanti.
All’improvviso, da un groviglio di cespugli e arbusti, erano usciti degli uomini. È sbalordimento da parte dei cercatori d’oro, terrore da parte degli indigeni. Perché i cercatori sono sicuri che quelle zone siano disabitate, e gli altri non hanno mai visto estranei, mai hanno neppure sospettato che esistessero altri esseri umani oltre a quelli dei villaggi.
Michael Leahy ha portato con sé macchine fotografiche e cineprese, così è pronto a immortalare l’evento, il famoso “first contact” come oggi viene definito dagli antropologi. Le foto in bianco e nero ci mostrano degli uomini attoniti, vicinissimi uno all’altro, e poi uno di loro col viso stravolto dalla disperazione, che sembra piangere e in effetti, come i racconti di Leahy hanno tramandato, sta gridando, lacrimando, pregando, tutt’insieme.
Gli estranei vengono accolti dopo un breve conciliabolo con grande ospitalità. Nutriti, rallegrati col suono di flauti ricavati dalle canne di bambù, con danze. Opposto l’approccio di Michael Leahy e di suo fratello: col passare dei giorni, mentre Michael resta sulla difensiva, pensa che sia meglio montare le tende lontani dal villaggio e procedere con uno scambio molto graduale di oggetti e informazioni, Dan è subito conquistato dalle abitudini e dalla voglia di comunicare di quella gente, che non sembra affatto aggressiva ma li tratta con un rispetto stupefacente e, cosa che lo colpisce ancora di più, ha gusto estetico, animo artistico.
Dan osserva per esempio l’armoniosa disposizione dei fiori con cui è stato delimitato il campo in cui avrà luogo una cerimonia sacra; Michael gli risponde che dovrebbe piuttosto osservare il modo poco artistico con cui questi delicati giardinieri hanno dato fuoco e raso al suolo il villaggio vicino, e Dan ribatte ancora: almeno non usano i gas velenosi.
Tra il 1930 e il 1934, i fratelli Leahy torneranno con oggetti da barattare (conchiglie, patate dolci, fagioli, coltelli) e i rapporti si faranno molto più stretti. Nei resoconti per la Royal Geographical Society, solo velocemente e come fosse poco importante Michael racconterà del “sex trade”, il commercio sessuale, enfatizzando però il ruolo giocato dall’ “immoralità” di quel popolo, le cui ragazze non sposate si offrivano ai suoi ragazzi per poche conchiglie, spronate dai padri e dai fratelli. I ragazzi della spedizione, però, non si accontentavano, e non erano infrequenti gli stupri, puniti da Leahy a colpi di bastone.
Michael tornerà nelle Highlands più volte, tra il 1930 e il 1934, uccidendo o facendo uccidere in quel periodo – come ammette lui stesso – quarantuno persone. C’è un’inchiesta e ne esce pulito: ha agito per autodifesa, questa è la conclusione, per cui si è trattato di morti “inevitabili”. Il fratello di Michael, invece, nel mondo occidentale non tornerà più. Si sposa con due donne, fa figli, resta nel villaggio a coltivare grano.
Cinquant’anni dopo i documentaristi Bob Connoly e Robin Anderson decisero di ricercare le persone che avevano incontrato la spedizione del 1930 (il film si chiamerà appunto First Contact), e registrarono i loro ricordi.
“Andammo a nasconderci dietro l’erba altissima, poi mio padre iniziò a spiare gli uomini bianchi” raccontò uno. E un altro: “Quando i bianchi se ne andarono, tutti si misero seduti e cominciarono a creare storie. Non sapevamo nulla di uomini con la pelle bianca, non avevamo mai visto posti lontani. Pensavamo di essere l’unico popolo vivente. Credevamo che quando una persona moriva la sua pelle diventava bianca e superava così il confine con “quel posto”, il posto dei morti. Allora pensammo: non sono uomini di questo mondo, non uccidiamoli, sono nostri parenti; quelli che sono già morti sono diventati bianchi e sono tornati”.
Quando avevano capito che non si trattava di esseri che venivano dall’aldilà ma di esseri viventi esattamente come loro? “Solo quando facemmo sesso con loro” fu la risposta di una donna.