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Ferrari, evoluzione di muso e fondo
La Ferrari SF1000 è stata ampiamente rivista nel fondo vettura dopo aver riscontrato una torsione della scatola del cambio
[Rassegna stampa] – La Ferrari SF1000 è stata rivista nel fondo vettura, dopo aver riscontrato una torsione della scatola del cambio, e nell’ala di manta sotto il muso: importanti soluzioni aerodinamiche che dovrebbero ridurre il peso del sottosterzo.
“A livello aerodinamico sono stati selezionati gli interventi con maggiore priorità. Seguendo questo criterio è stato deliberato lo sviluppo della parte inferiore della vettura a livello di musetto, e fondo. Pur non cambiando di molto l’aspetto, si è cercato di integrare meglio l’ala di manta sotto il muso che, nella versione originale, ricalcava quella introdotta sulla SF90 del 2019 da Singapore. L’ampiezza dell’evoluzione del fondo, sebbene facesse già parte del pacchetto di sviluppo, è stata condizionata da un problema non secondario, che ha richiesto un nuovo disegno del fondo nella zona dove la carrozzeria si restringe intorno alla trasmissione. La necessità è emersa dopo aver scoperto una micro flessione/torsione della scatola del cambio. Il fenomeno riguarda il guscio esterno in fibra di carbonio, in cui hanno sede i punti di attacco della sospensione posteriore. I carichi trasversali in fase di curva produrrebbero la torsione spostando di qualche micron gli attacchi. Varierebbe, in modo impercettibile, la geometria della sospensione. Ma abbastanza per vanificarne l’assetto e, come conseguenza, innescare il sottosterzo a centro curva lamentato soprattutto da Leclerc nei test al Montmeló. Per risolvere il problema pare basti irrobustire il guscio esterno, con l’apposizione di una pelle aggiuntiva in carbonio. Ne risulterebbe ridotta, di poco, la sezione dei canali Venturi che corrono sul fondo ai lati della scatola del cambio. Per garantire il livello precedente di efficienza dell’estrattore è stato così necessario ridefinire la sezione dei canali, implicando un rifacimento quasi complessivo del fondo“.
Paolo Filisetti, Gazzetta dello Sport, 25 maggio 2020