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Il presidente dell'Aibe Guido Rosa 

la Repubblica

Aibe-Censis, Made in Italy a rischio: la crisi potrebbe facilitare acquisizioni dall'estero

La Instant Survey condotta con la collaborazione dell'Istituto di ricerche sociali dall'Aibe, l'Associazione italiana banche estere. Il panel di società finanziarie e fondi di investimento internazionale critica l'atteggiamento del governo italiano verso il Mes: serve un'azione congiunta tra diversi strumenti, non serve invece escluderne alcuni solo per questioni di opportunità politica

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ROMA - La crisi seguita all'impatto devastante del coronavirus potrebbe favorire un moderato deflusso di capitali dall'Italia, ma anche offrire la possibilità a fondi e aziende estere di estendere il controllo sul Made in Italy.

Dall'indagine di Aibe, l'Associazione Italiana Banche Estere, e Censis, su un panel internazionale di società finanziarie, fondi di investimento e multinazionali, emerge un giudizio non troppo positivo su come il governo sta affrontando la pandemia: in una classifica dei Paesi più colpiti l'Italia risulta infatti terzultima, seguita solo da Regno Unito e Spagna, mentre il massimo degli apprezzamenti vanno alla Germania, seguita a una certa distanza da Corea del Sud e Cina.

"Nonostante la forte esposizione dell'Italia al contagio e la rigida configurazione del lockdown, - afferma Guido Rosa, presidente Aibe - gli osservatori e operatori internazionali hanno evitato giudizi e valutazioni drastiche sulla possibilità di ripresa dell'Italia. Non c'è una sfiducia di fondo a seguito delle misure prese per affrontare la pandemia. Prevale, in sostanza, una sospensione del giudizio, a fronte di un contesto difficile da prevedere e da interpretare con chiarezza. Se ne ricava, dunque, una valutazione "fredda" e razionale degli effetti della pandemia sull'economia italiana, senza eccessivi allarmismi, ma lontana dall'elargire facili rassicurazioni".

La disapprovazione nei confronti del "metodo" italiano è massima quando si tratta di valutare i criteri con cui vengono scelti gli strumenti per superare la crisi: il no alla nuova versione del Mes proposto dalla Commissione Ue appare pregiudiziale, dovuto più che altro a questioni di opportunità politica, legate alla "marcata conflittualità e concorrenzialità tra i diversi livelli di governo". Meglio sarebbe, per gli investitori internazionali, se l'Italia piuttosto usasse, razionalmente, un'azione congiunta tra i vari strumenti, da un Recovery fund finanziato con risorse comuni ai prestiti agevolati anche attraverso il Mes. Altrimenti il rischio è non solo quello di ritardare la ripresa, ma anche di scoraggiare parte degli investitori internazionali e soprattutto di esporre le più appetibili tra le aziende italiane ad acquisizioni a buon mercato dall'estero. Per evitarlo, non basta la golden rule, ammonisce l'Aibe: servirebbe, una volta per tutte, una revisione delle regole di concorrenza europea "per consentire la nascita e la proliferazione di campioni continentali in grado di competere con i colossi statunitensi e cinesi. Piccolo non è più sinonimo di bello, né in Italia né in Europa", conclude Guido Rosa.