L'anm, o meglio le correnti interne, cercano di trascinare nel baratro pure il csm
MAGISTRAZIO SENZA FINE - TRAVOLTA DALLE INTERCETTAZIONI L'ANM, O MEGLIO LE CORRENTI INTERNE, CERCANO DI TRASCINARE CON SÉ IL CSM E C' È ANCHE CHI INVOCA L'INTERVENTO DI MATTARELLA: SCIOLGA L'ATTUALE CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA. MA IL CAPO DELLO STATO NON HA IL POTERE DI MANDARE A CASA L'ATTUALE CONSIGLIO - L'ANNO SCORSO, QUANDO SCOPPIÒ IL CASO PALAMARA, FU LUI A CHIEDERE DI VOLTARE PAGINA
Marco Conti per “il Messaggero”
Travolta dalle intercettazioni l' Anm, o meglio le correnti interne, cercano di trascinare con sé il Csm e c' è anche chi invoca il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale si chiede di sciogliere l' attuale Consiglio Superiore della magistratura pur non avendo il Capo dello Stato nessun potere di mandare a casa il vicepresidente David Ermini e i suoi consiglieri.
Eppure quasi un anno fa, nel pieno dello scandalo-Palamara e subito dopo il terremoto che si abbattè sulla magistratura che causò anche le dimissioni di due togati dal Csm, fu lo stesso Mattarella a chiedere di voltare pagina. Allora il presidente della Repubblica intervenne alla riunione del Csm in qualità di presidente e usò parole durissime chiedendo un «cambio dei comportamenti», dicendo anche che «accanto a questo vi è quello di modifiche normative, ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione». Ruoli diversi, tra magistratura e politica, con quest' ultima che avrebbe dovuto provvedere ad «una stagione di riforme sui temi della giustizia e dell' ordinamento giudiziario».
L' ESIGENZA
Ciò che a distanza di mesi esce dal trojan inserito nel cellulare di Luca Palamara, rinnova l' esigenza di quell' appello del Capo dello Stato anche se aggiunge poco al quadro già noto di una costante spartizione di poltrone e cariche dove il Csm diventa l' approdo finale di magistrati chiamati ad ubbidire alla corrente che li ha eletti. Un metodo denunciato più volte da tutte le componenti, ma ribadito anche ieri con comunicati e prese di posizione che spingono il governo e la maggioranza a ricordarsi che così la giustizia non può funzionare, e che occorre intervenire incidendo anche sui meccanismi di nomina del Csm.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede lo annuncia sui social: «Questa settimana porterò all' attenzione della maggioranza il progetto di riforma, su cui tra l' altro avevamo già trovato un' ottima convergenza poco prima che scoppiasse la pandemia». «Al centro del progetto - spiega Bonafede - ci sono: un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo; l' individuazione di meccanismi che garantiscano che i criteri con cui si procede nelle nomine siano ispirati soltanto al merito, la netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle cosiddette porte girevoli».
Un' accelerazione, dopo mesi di attese, che viene vista con favore dal Pd. Walter Verini, responsabile giustizia dei dem, lo sottolinea dicendo che il Pd lo aveva chiesto «per contribuire ad archiviare le degenerazioni correntizie». Un «fate presto», che un altro dem come Stefano Ceccanti ribadisce.
L' obiettivo della politica sembra essere quello di riprendere il controllo del sistema giudiziario italiano che è ormai da tempo gestito da un' associazione di magistrati nella quale si continua consumare uno scontro durissimo. Difficile che si arrivi ad una riforma complessiva o alla sepazione delle carriere dei giudici come anche ieri sono tornati a chiedere gli avvocati. Il metodo della pubblicazione delle intercettazioni uscite in questi giorni è sempre lo stesso e continua ad essere applicato anche da parte di coloro che a suo tempo lo hanno criticato.
Spezzoni di conversazioni e di messaggi, di fatto antecedenti a quanto è già emerso nelle intercettazioni dei mesi scorsi e che sono costate a Luca Palamara la sospensione in via cautelare e a breve un processo per corruzione. Il classico ventilatore, acceso dopo un anno, e che stavolta è rivolto verso il Csm e Davide Ermini, vicepresidente del Csm, uscito a testa alta anche dallo scandalo scoppiato un anno fa.
La seconda stagione di intercettazioni colpisce e manda in frantumi l' Anm. I nuovi tasselli hanno riguardato il rapporto tra il Guardasigilli e il magistrato Nino Di Matteo, nonché la scelta dei magistrati che sono andati a ricoprire posti importanti all' interno del ministero, con un filo rosso che li lega: l' inchiesta sulla presunta trattativa stato-mafia.