Quale pena per gli evasori fiscali?
by Carlo TroiloNei grandi paesi dell’Occidente l’evasione, contrariamente a quanto avviene in Italia, è trattata come un reato grave e punita con il carcere. L’Institut de criminologie et de droit pénal ci dice che i detenuti per reati economici -e soprattutto per evasione fiscale- sono 156 in Italia, 8.601 in Germania, 12.000 negli Stati Uniti. Le pene, negli altri Paesi, sono sempre superiori ai due anni.
L’Italia occupa il primo posto, in Europa, per la dimensione della evasione: 110 miliardi secondo il Ministero della Economia, da 150 a 200 secondo le indagini di qualificati organismi di ricerca.
Ecco, in sintesi, i dati del Rapporto EURISPES del 2020.
La stima ufficiale di evasione ed elusione in Italia è dell’ordine di circa 200 miliardi all’anno, circa il 20% della ricchezza prodotta in Italia. 15 sono i miliardi recuperati dall’agenzia delle entrate nel 2019, di cui però solo poco più di 5 miliardi derivati espressamente da attività sostanziali di contrato all’evasione fiscale. Lo scorso anno 1 cittadino su 3 ha dichiarato meno di 10 mila euro di reddito e i contribuenti con oltre 100 mila euro di imponibile sono solo l’1% della popolazione.
L’evasione IVA è di circa 34 miliardi di euro, la più alta d’Europa.
E vista la certezza della impunità il ricorso alla evasione, specie per le “partite IVA”, diviene sempre più sfacciato, tanto che molti artigiani, prima ancora di accettare un incarico, precisano che lo faranno solo se non sarà chiesta loro una ricevuta. Insomma, l’evasione si dichiara e molti se ne fanno un vanto.
Visto che il totale delle entrate fiscali è dell’ordine dei 450 miliardi, il recupero totale della evasione permetterebbe ai contribuenti, a gettito complessivo invariato, di pagare circa il 30% in meno di tasse.
Mentre il recupero di “solo” un terzo della evasione, 50 miliardi, consentirebbe di risolvere i problemi dei ceti più sfortunati della popolazione (8 milioni di poveri, fra cui un milione di minorenni; 4 milioni di disoccupati; 4 milioni di disabili, di cui una metà gravissimi, murati in casa dalle mille “barriere”; un milione di malati di Alzheimer o altre forme di demenza; un numero imprecisato di immigrati clandestini in condizioni miserevoli).
Ma i 50 miliardi di cui parlo restano un sogno rispetto ai dati ufficiali del ministero della Economia e della Agenzia delle Entrate, che hanno comunicato di aver recuperato, nel 2019, un totale di 19,2 miliardi (in leggero calo rispetto agli anni precedenti): un recupero dovuto solo in parte alla “scoperta” di evasori, per il resto dalle varie “rottamazioni” e “voluntary disclosures”: quelle che i comuni mortali chiamano in generale “sanatorie” o “condoni”.
Tutti i partiti politici esitano però a prevedere per l’evasione pene severe - che giungano fino al carcere oltre un determinato ammontare - perché temono di perdere il voto dei non pochi evasori che si annidano fra i loro elettori.
Ogni tanto qualcuno – in particolare, in tempi recenti, il Movimento 5 Stelle – pone con apparente determinazione il problema delle “manette agli evasori”, ma poi ripiega su soluzioni meno drastiche e inefficaci, come quelle contenute nell’ultima legge di bilancio, dall’obbligo di pagare con “mezzi tracciabili” alla connessa riduzione dell’uso del contante dai 3.000 euro attuali ai 1.000 dal primo gennaio 2022. Con ampi riferimenti alla necessità di raggiungere la “pace fiscale”, con “sanatorie” di vario tipo, tutte a buon mercato per gli evasori.
In Italia si contano 19 milioni di lavoratori dipendenti (fra pubblico e privato) e 16 milioni di pensionati: un totale di 35 milioni di persone che non possono evadere le tasse sul loro reddito principale (e spesso unico).
Solo loro avrebbero la capacità, se si unissero al di là delle diverse posizioni politiche, di “costringere” i partiti e i governi ad affrontare con misure severe e risolutive la vergogna della evasione. Potrebbero prendere posizione in questa direzione fin dalle elezioni regionali del prossimo autunno e poi - nelle elezioni politiche del 2023 (salvo possibili anticipi) - dichiarare che negheranno il loro voto a tutti i partiti che non prevedano esplicitamente e chiaramente nei loro programmi elettorali una vera lotta alla evasione, fino al carcere per i grandi evasori.