Atlantia, le tensioni con il governo affondano il titolo a Piazza Affari
Garanzia statale, investimenti e revoca della concessioni: contrasti anche nella maggioranza
by CARLO ALBERTO DE CASA*Tensione in Borsa su Atlantia, con il titolo in forte calo in una seduta che vede l’indice principale di Piazza Affari in territorio positivo. Il titolo del gruppo al quale fa capo Autostrade per l’Italia è stato anche sospeso nelle prime battute per eccesso di ribasso. A pesare sono i contrasti sulla vicenda della concessione ad Autostrade per l'Italia.
A scatenare l’ira dell’esecutivo, la settimana scorsa, la minaccia di sospendere i 14,5 miliardi di investimenti promessi dalla controllata Autostrade per l'Italia finché non arrivano le garanzie statali sugli 1,25 miliardi di prestiti richiesti. Ma la società respinge le accuse e si difende: abbiamo bisogno di risposte.
La vicenda apre però anche una frattura interna alla maggioranza, con i 5s critici nei confronti della ministra dei trasporti del Pd Paola De Micheli. All'indomani del comunicato di Atlantia, che denuncia i «gravi danni» determinati dal contesto di «incertezza» per la mancata decisione sulla revoca della concessione e la «grave tensione finanziaria» per i downgrade decisi dopo il Milleproroghe, la prima bordata arriva dai 5s. Gli stessi che, per bocca del vice ministro dello sviluppo Buffagni nei giorni scorsi avevano già espresso il loro no alla garanzia pubblica, spingendo Atlantia a fare quest'ultima mossa. Ora è il viceministro delle infrastrutture ad alzare la voce: E' un «ricatto», dice Giancarlo Cancelleri, che si rivolge alle altre forze di maggioranza, a Pd e Iv, sollecitandoli a chiudere questa vicenda con la revoca: «Stiamo perdendo tempo revochiamogli le concessioni, questa non è gente seria». Tra l'altro i grillini sanno già come procedere: «Noi un piano ce l'abbiamo, commissariare direttamente Aspi» e sostituire Spea con Anas, dice il viceministro.
La società dal canto suo si difende: "Nessun ultimatum", precisano fonti di Atlantia ricordando le 9 lettere inviate da gennaio a tutti gli attori istituzionali coinvolti e rimaste tuttora senza formale risposta «su nessuno dei punti salienti evidenziati o delle proposte formulate» e i due anni trascorsi in attesa di una decisione sulla concessione. Ora, c'è il problema del prestito: ma i 13 miliardi che Aspi dovrà raccogliere per i prossimi 6 anni per spese di investimento, manutenzione e rimborso dei debiti in scadenza, «rappresentano 10 volte il valore del prestito», fanno notare le stesse fonti, che confida in un «rapido superamento dello stallo», dicendosi certe che «nessun attore istituzionale voglia recare deliberatamente danno ad una grande azienda del Paese, che impegna solo in Italia 13.500 dipendenti».