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Innovazione, tecnologia e lavoro. L’Italia che piace al mondo corre verso il digitale

Intelligenza Artificiale che crea aule universitarie virtuali per consentire di studiare in totale sicurezza, badge intelligenti per mantenere le distanze al lavoro, robot guidati in remoto per sanificare con luce ultravioletta gli ambienti a rischio. Ecco l’Italia che rinasce e crea lavoro dopo Covid-19.

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Un filo rosso lega il passaggio tra l’immobilismo della pandemia e l’inizio della Fase 2 su cui dobbiamo costruire il successo del futuro dell’Italia. La metafora di questo delicato nuovo inizio passa attraverso un braccialetto a basso costo che grazie ad un algoritmo misura la distanza tra le persone e la loro temperatura per il mantenimento del distanziamento sociale. Una soluzione in IoT, cioè messa in rete per comunicare con altri oggetti, ci aiuta a tracciare ed analizzare i movimenti delle persone, durante il tempo libero ma soprattutto nell’ambiente di lavoro, garantendo in totale sicurezza la più completa tutela della salute di ciascuno. Un oggetto oggi quanto mai indispensabile, nato dall’esigenza di un’azienda milanese di riaprire i battenti senza rischi e che in fase di necessità ha messo a punto questa tecnologia, rendendola disponibile a tutti.

In realtà è solo una delle idee magiche che in queste ore diventano di dominio pubblico e che continuano a raccogliere la disponibilità di finanziamenti da parte di istituzioni finanziarie ed incubatori globali d’impresa, non solo per la fase di startup in risposta all’emergenza Coronavirus, ma anche per la successiva applicazione commerciale alla società civile e per ogni trasformazione digitale e produttiva concreta per le aziende.

Ma qual è il rapporto generale tra il digitale e gli italiani? L’Agenzia PROMOS dedicata all’internazionalizzazione delle imprese del nostro sistema camerale disegna un quadro preoccupante: viviamo in un Paese in cui solo un’impresa su tre è dotata di connessione in banda ultralarga e due su cinque non usano Internet per fare business perché non lo reputano uno strumento interessante, e se 18 milioni di italiani non hanno usato Internet nell’ultimo anno, uno su quattro non possiede nemmeno una connessione a Internet. Ne consegue che il quadro di sviluppo tecnologico è oggi legato solamente a poche aree del Paese che da sole generano il 90% dell’intera innovazione nazionale. Dall’altro lato, però, Digital Innovation HubCompetence CenterConfederazioni Professionali che attivano unità operative per supportare con fondi dedicati chi vuole digitalizzare le proprie imprese, Alleanze tra Centri di Ricerca Universitari e Incubatori Fintech vivono oggi il futuro in modo semplice, veloce e senza burocrazia, rendendosi pertanto capaci di finanziare i singoli imprenditori con milioni di euro di liquidità nella realizzazione di idee utili a tutti.

Da questa analisi emerge che, oltre ad essere ormai facile connettere gli oggetti, è arrivato il momento giusto per connettere soprattutto le persone attraverso la digitalizzazione delle imprese, perché, se è vero che sin dall’inizio dell’emergenza Codiv-19 l’Italia è arrivata oggi a colmare un gap di dieci anni di inerzia digitale, dall’altro la consapevolezza del valore dell’innovazione per creare progresso è ancora drammaticamente bassa. Infatti la tecnologia diventa una cosa davvero seria quando non si limita a trasformarsi in semplice innovazione, ma diventa solido progresso, in particolare in un momento in cui la storia insegna alla società a fare scelte coraggiose con alleati come 5Gblockchainstampanti 3Drealtà aumentataintelligenza artificiale, sistemi di riconoscimento faccialesensoribig datarobotica e ogni ambito del digitale.

La conoscenza trasforma tutto e pertanto apre le porte ad un nuovo modo di fare business delle imprese, attraverso l’innovazione condivisa delle alle storie di successo di chi è riuscito, anche nel periodo più complicato della storia moderna dell’Italia, a creare un futuro a portata di tutti, consolidando la reputazione del nostro Paese nel mondo e creando giù solidi posti di lavoro.

Ora devo proprio lasciarvi perché ho in mente scaricare una App gratuita sul mio smartphone. Come funziona? Più si gioca, più si fa beneficenza, e senza alcuna spesa materiale per chi la usa, perché i gettoni d’oro che si guadagnano con il passaggio dei vari livelli si trasformano in denaro vero per donazioni, ripagandosi semplicemente con gli investimenti pubblicitari delle aziende coinvolte. Grazie all’intuizione di uno studente che ha visto incubare questa idea nientemeno che dall’acceleratore d’impresa di Google Italia, nel giro di pochi giorni sono arrivate ingenti offerte alla Protezione Civile e ai reparti di terapia intensiva in Lombardia, Toscana e Veneto.

Questa è l’Italia che ci piace!