WindTre dice no al modem libero: i clienti salassati con costi enormi
Diversi utenti continuano a denunciare l’addebito dei costi relativi al modem in comodato d'uso con WindTre anche dopo aver cambiato contratto.
by Flavio MezzanotteDopo i richiami e le multe di AGCOM, WindTre non vuole ancora cedere nell’allinearsi al regolamento europeo in vigore da aprile 2016 sul concetto di modem libero nei contratti di fornitura internet per linea fissa. Infatti diversi utenti continuano a rivolgersi agli sportelli dei consumatori per denunciare l’addebito dei costi relativi al device in comodato d’uso dell’operatore anche dopo aver cambiato contratto.
WindTre fornisce un modem Zyxel 8825 del valore commerciale sicuramente più basso di 100 euro e ce lo fa digerire in comode rate da 5,99 euro al mese per 48 rinnovi e un esborso totale di 287,52 euro. Un salasso che gli utenti già da tempo non sono più disposti ad accettare e che AGCOM non riesce a fermare nonostante aver dichiarato illeggittima la pratica.
WindTre dice no al modem libero: i clienti salassati con costi enormi
WindTre d’altronde continua per la sua strada, e anche se un giorno dovesse finalmente allinearsi agli altri operatori, tutti i soldi incassati in questi anni basteranno a coprire multe e altri costi. Nel frattempo gli utenti stanno chiedendo il risarcimento di tutte le rate pagate, ottenendo dopo lunghi sforzi e spese accessorie il maltolto dall’operatore arancione.
Ma per ogni utente risarcito ce n’è un altro che lamenta il salasso, anche nel caso in cui ha correttamente restituito il modem a WindTre per passaggio a nuovo operatore. Infatti le rate vengono applicate lo stesso, e il gestore arancione non solo non dà alcun riscontro alle comunicazioni degli utenti ma intima il pagamento delle fatture per evitare problemi legali.
In questi giorni vi abbiamo parlato della piattaforma Conciliaweb per dirimere le controversie di questo tipo con gli operatori di telefonia, e al momento ricorrere al sito di AGCOM sembra l’unica soluzione per richiedere la restituzione del denaro in fattura. Il tutto sperando di non dover ricorrere al giudice.