Dentro la quarantena di Loredana Bertè
by Stefania SaltalamacchiaLa cantante, che nel numero speciale di Vanity Fair diretto da Paolo Sorrentino spiega «Le conseguenze del lockdown», ha trascorso gli ultimi tre mesi nella sua casa di Milano, rispettando le regole per la prima volta nella sua vita. E rispondendo alle domande dei fan
Quasi 50 anni di carriera, due matrimoni finiti, una grande ferita, Loredana Bertè da un paio d’anni ha deposto le armi. «Il mio cuore è per metà di pietra e per metà di neve. Si può sciogliere a volte, ma solo un po’. Nella vita ne ho viste troppe», ci aveva racconto nel 2019 alla vigilia dell’ennesimo Sanremo. E ora, ai tempi del lockdown, abbiamo ritrovato la nuova Loredana. Per la prima volta nella sua vita, la cantante ha rispettato le regole: è rimasta in casa. «Un grande grazie a tutti coloro che hanno rischiato la vita per noi.
Io ho rispettato le regole. Sono stata 3 mesi letteralmente rinchiusa in casa e l’ho fatto per riconquistare al più presto la mia LiBerté!», racconta nel numero speciale di Vanity Fair – in edicola fino al 2 giugno – diretto da Paolo Sorrentino.
E dalla sua casa, la star – che il prossimo 20 settembre taglia il traguardo dei 70 anni – è rimasta in contatto con i fan via social. Lei che è stata «influencer» ante-litteram (dal mini abito indossato con finto pancione sul palco di Sanremo nel 1986 e poi riproposto da Lady Gaga, all’abito da sposa voluto anche da Madonna), adesso lo è anche nel senso attuale. In Rete, l’abbiamo vista seduta sulla sua amata cyclette (ogni giorno pedala per circa due ore), con immancabile chioma azzurra e l’ironia di sempre, rispondere alle domande dei fan.
Si è inventata le «pillole Berté», mini video in cui senza filtri dà la sua versione. Così giorno dopo giorno abbiamo scoperto che il cioccolato lo preferisce al latte e che la canzone che avrebbe voluto incidere è La mia banda suona il rock. Loredana sa cucinare, rivela ai seguaci, ma non lo fa: «IL ristorante mi manda i pasti». Ed ecco che tra una clip e l’altra fa capolino anche il suo letto di cui va molto orgogliosa: pelle nera, spalliera altissima, se l’è disegnato da sola. E lo chiama «il letto di Dracula».
Il presente, però, è da single: «Meglio soli che male accompagnati, al detto do ragione», spiega, «Ma mi annoio anche un po’». A chi le chiede se pensa di sposarsi ancora, è lapidaria: «No, grazie ho già dato. Due matrimoni bastano (nel 1989 con la star del tennis Björn Borg; la prima nel 1983 con l’imprenditore Roberto Berger). Si tratta di un impegno che non si ripeterà mai più. Del resto, nessuno dei due mi ha dato quello che volevo: un figlio». Se fosse stata femmina, risponde in un altro video, l’avrebbe chiamata Luce o Diamante: «Un maschio? Lupo».
Se potesse spostarsi, senza alcuna limitazione, la cantante prenderebbe il volo: «Andrei a St. Thomas, nelle isole Vergini, dove mi sono sposata la prima volta». Ma sarebbe un andare avanti. Indietro non si torna. Lorena Bertè lo ripete da tutta una vita, e anche adesso, dopo due mesi e mezzo di quarantena, alla vigilia dei settanta: «Agli anni ’70-’80 non tornerei mai. Li ho già vissuti e non mi interessa riviverli. Preferisco andare nel futuro, quello mi interessa. E la salute per arrivarci».