Lavorare quattro giorni a settimana, per la Nuova Zelanda è la via d'uscita dalla crisi
by Chiara PizzimentiLa premier neozelandese propone di lavorare meno giorni per uscire dalla crisi e rilanciare il turismo, una proposta che c'è già anche in altri Paesi
L’ultima a parlarne è stata la premier neozelandese Jacinda Ardern, ma l’idea circola da tempo ed è stata applicata da aziende importanti: lavorare quattro giorni a settimana anziché cinque. Secondo la ricetta della Nuova Zelanda avere ferie aggiuntive e una settimana lavorativa di quattro giorni servirebbe per rilanciare l’economia dopo le settimane di stop per il coronavirus.
«In un momento eccezionale vanno prese in considerazione idee straordinarie», ha detto la premier. Nulla va escluso.
La scelta di limitare i giorni lavorativi aumentando le ferie servirebbe da stimolo per il settore turistico.
Anche in Italia, al momento dell’elaborazione del decreto rilancio si è parlato di una possibile riduzione dell’orario lavorativo, a parità di stipendio, per continuare a lavorare tutti nell’inevitabile crisi portata dall’epidemia. Addio alle 40 ore lavorative, senza però toccare il salario e trasformando le ore extra in percorsi formativi.
La proposta della ministra Catalfo è rimasta tale, ma ci sono esperienze nel mondo che raccontano di settimane corte. Sono aziende, ma anche accordi che valgono per intere categorie. Le 40 ore settimanali italiane sono già state salutate in mezza Europa. In Olanda la settimana lavorativa è di 4 giorni con circa 29 ore di lavoro settimanali, la Norvegia è a 33 ore di lavoro a settimana, con 21 giorni di ferie pagate e 43 settimane di congedo parentale.
In Danimarca ci sono contratti che prevedono 33 ore a settimana. Si sta anche studiando, per gli uffici municipali di Copenhagen, una settimana lavorativa di 30 ore. Sono le aziende private ad aver sperimentato la riduzione dell’orario settimanale in Svezia. La Toyota, a Göteborg, ha turni di 6 ore, che hanno portato a un miglioramento degli utili.
Non è questione solo del Nord Europa, regno del welfare. Persino gli stacanovisti giapponesi hanno provato con successo l’orario ridotto. Microsoft Japan ha sperimentato la settimana lavorativa breve: solo quattro giorni in ufficio, dal lunedì al giovedì, senza ridurre la retribuzione. Il risultato è stato un enorme salto in alto nella produttività: dall’analisi delle vendite per dipendente, è risultato che i lavoratori sono stati quasi il 40% più produttivi durante l’agosto delle settimane lavorative brevi che nello stesso mese dell’anno precedente.
Perpetual Guardian, società di gestione immobiliare neozelandese, ha ottenuto stessa produttività, ma livelli di stress ridotti per i dipendenti, con la settimana lavorativa corta. Fra gli obiettivi di chi la sceglie c’è anche il risparmio dei costi e, visto il successo dello smart working negli ultimi mesi, la soluzione per ripartire potrebbe essere proprio una forma di lavoro ibrida.