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la Repubblica

La pubertà arriva un anno prima, sotto accusa obesità e inquinamento

A sostenerlo uno studio pubblicato su Jama Pediatrics. L’endocrinologo spiega perché succede e a cosa devono prestare attenzione i genitori 

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LA PUBERTA' PER LE RAGAZZE arriva quasi un anno prima rispetto a quanto accadeva 40 anni fa. A dirlo è una ricerca del Rigshospitalet dell'Università di Copenaghen, pubblicata su Jama Pediatrics e che ha utilizzato come indicatore dell’inizio della pubertà non il menarca ma il telarca, cioè il tessuto ghiandolare mammario.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato i dati di 38 studi pubblicati prima del 2019 che prendevano in considerazione il periodo in cui c’è lo sviluppo del tessuto ghiandolare del seno, che in termini medici si chiama telarca. Si tratta del segnale che la pubertà sta cominciando. Il team di ricercatori non ha, invece, preso in considerazione il menarca, cioè la prima mestruazione, perché può dipendere da differenti fattori, che variano da persona a persona e anche perché spesso si fa affidamento sulle donne che non sempre ricordano bene quando sono iniziate le mestruazioni.

Che cos’è la pubertà

Il primo segno puberale nella femmina è lo sviluppo della ghiandola mammaria (bottone mammario) chiamato telarca e nel maschio l’aumento del volume testicolare. La comparsa di peluria pubica ed ascellare, e la sudorazione acre, invece, non sono sintomo di un vero avvio dello sviluppo puberale. Nelle fasi iniziali della pubertà nella femmina e più tardivamente nel maschio si osserva un’accelerazione della velocità di crescita, conosciuta come “sprint puberale”, che comporta un aumento della statura di 20-25 cm nella femmina e di 25-30 nel maschio.

La situazione in Italia

L’anticipo della pubertà osservato nello studio danese riguarda anche i ragazzi italiani. “L’età del menarca nelle bambine non si è modificata rispetto a 20 anni fa ed avviene anche oggi in media a 12 anni”, spiega Marco Cappa, responsabile di endocrinologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Quello che osserviamo, però, è un anticipo dell’inizio della pubertà, cioè vediamo bambine che hanno segni di sviluppo come il bottone mammario o bambini con un aumento del volume testicolare anticipato rispetto a 20 anni fa”.

Il ruolo del peso e del tessuto adiposo

Come mai questo anticipo? Secondo i ricercatori danesi una possibile causa va ricercata nell’aumento dell’Indice di massa corporea che potrebbe comportare anche uno sviluppo precoce del tessuto ghiandolare mammario. “E’ un’ipotesi possibile – conferma Cappa. Anche le bambine italiane sono sempre più in sovrappeso e il tessuto adiposo è fonte di estrogeni che possono avviare lo sviluppo”.

L’inquinamento può causare la pubertà precoce?

Sotto accusa sono anche i fenoli, gli ftalati e i fitoestrogeni utilizzati nella cosmesi e nei recipienti plastificati. “Anche i fattori ambientali come l’inquinamento da sostanze simili agli estrogeni giocano un ruolo”, spiega il medico. “Ma non possiamo dimostrarlo perché non esiste al mondo una popolazione non inquinata con cui paragonare quelle esposte a polveri sottili e smog”.

Spinaci e fito-estrogeni

Anche le carni “trattate” (per esempio con xenoestrogeni, usati per far crescere i vitelli) possono indurre un anticipo dello sviluppo sessuale. “Ma questo problema non dovrebbe riguardarci perché in Italia ci sono controlli molto rigidi. Attenzione, invece, ai cosiddetti fito-estrogeni, cioè ormoni contenuti nelle verdure ma che non possono essere eliminati. Per esempio, gli spinaci sono stati considerati dall’Agenzia Mondiale Antidoping una sostanza dopante perché contengono steroidi e quindi potrebbero essere ingeriti per migliorare sensibilmente la potenza muscolare e l’aumento delle prestazioni sportive. Tra l’altro è possibile che anche altre verdure contengano sostanze di questo tipo”, avverte Cappa.

Le conseguenze

Assodato che il trend è quello di un anticipo della pubertà, quali possono essere le conseguenze? “Innanzitutto, possono esserci delle ricadute sulla statura: se i ragazzi si allungano prima del tempo, poi non raggiungono l’altezza che avrebbero raggiunto se lo sviluppo avesse fatto il suo corso normale”. Ma l’impatto maggiore è quello psicologico: “Soprattutto per le bambine, il disagio emotivo può essere forte perché si trovano a 9-10 anni in un corpo da tredicenni, ma loro sono e si sentono ancora piccole”, fa notare l’endocrinologo.

I segnali a cui fare attenzione

Come accorgersi che i propri figli stanno vivendo una pubertà anticipata? Secondo i pediatri, i genitori devono rivolgersi a loro quando osservano un repentino incremento della velocità di crescita con passaggio della statura al percentile superiore e quando compare la ghiandola mammaria nella femmina e la peluria pubica nel maschio. “Bisogna monitorare attentamente i segni della pubertà insieme al pediatra: se prima degli 8 anni la bambina ha già un bottoncino mammario, va mandata dagli specialisti perché c’è la possibilità di intercettare precocemente ed eventualmente intervenire. Inoltre, soprattutto se la pubertà è molto precoce, prima dei 6 anni e mezzo nelle femmine e 7 nei maschi, è buona norma ricercare eventuali patologie organiche effettuando una risonanza magnetica della zona ipotalamo-iposifaria”.

Come si fa la diagnosi

La diagnosi viene effettuata valutando la maturazione ossea dei bambini: “Serve a indicare l’età biologica di un soggetto perché, per esempio, una bambina di 7 anni può avere una maturazione ossea di 11 anni”, spiega Cappa. Poi si effettua un’ecografia pelvica per valutare le dimensioni dell’utero che, insieme alla mammella, è l’altro organo bersaglio degli estrogeni”. Nei maschi, invece, si osservano le gonadi: “Utilizzando l’orchidometro di Prader - prosegue l’esperto - si misura il volume testicolare: se prima dei 9 anni è sopra i 4 ml cubici, vuol dire che c’è una pubertà precoce”. Cosa fare in questi casi? “In linea di massima nulla - risponde Cappa.  Solo nelle bambine che sviluppano il bottone mammario prima degli 8 anni e nei maschietti che prima dei 9 anni presentano uno sviluppo del volume testicolare si ricorre a ‘farmaci anti-ormoni’, cioè degli analoghi degli ormoni che vanno a bloccare i recettori ormonali e quindi impediscono la pubertà”.