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Joan As Police Woman

Cover Two

by
2020 (Self Released/Sweet Police) | pop, soul, rock

Avere un album di cover nella propria discografia è quasi d’uopo per un artista dotato di apprezzabili qualità vocali. Ad onor del vero, il primo capitolo di “Cover” di Joan Wasser era nato più per gioco, nonché per l’esigenza di poter offire un succoso gadget da distribuire durante i concerti. Ben diversa è la genesi di “Cover Two”, progetto molto più articolato e studiato da parte dell’artista, che ancora una volta può fare affidamento su una lussuosa messa in scena di canzoni tanto diverse, quanto affini per sensibilità.

Il primo elemento rilevante da sottolineare è il diverso contesto dei due progetti: mentre “Cover” vedeva la luce nel pieno di quell’esplosione creativa che di lì a poco avrebbe dato input a due album dal notevole impatto (“The Deep Field” e “The Classic”), “Cover Two” nasce da un periodo di grande cambiamento progettuale per l’artista, che prima di questo capitolo discografico ha licenziato un'antologia tripla (“Joanthology”), quasi a sigillo di un periodo composito e vivace. Da qui la più massiccia presenza di atmosfere grevi, sofferte e avvolgenti, che tengono a bada la verve dei brani originali targati Blur, Strokes, Prince etc.
Unica eccezione la lettura a due voci di “Life’s What You Make It” dei Talk Talk, che rispetta in pieno la struttura originale, versione condivisa con Justin Hicks, vocalist di estrazione jazz-soul, amico della bassista e cantante Meshell Ndegeocello, ospite come musicista e corista in ben tre brani dell’album.

Solo un’artista come Joan As Police Woman può avere le carte in regola per poter spogliare un caposaldo funk-pop come “Kiss” del turbinio di riff e ritmi, senza privarlo dell’intrinseca sensualità e audacia. Per le stesse motivazioni brilla anche la versione rude e pungente di “I Keep Forgettin’” di Michael McDonald, ballata soul elegante e romantica, che Joan trasforma in uno spigoloso e tormentato brano r&b.
Purtroppo anche “Cover Two”, come qualsiasi altro album di cover, procede a fasi alterne, tra una poco personale versione di “Spread” degli OutKast, una piacevole personalizzazione di un brano degli Strokes, “Under Control”, una “On The Beach” di Neil Young in versione soul jazz e un’ambiziosa “Not The Way” di Cass McComb.

Tuttavia l’eccesso di zelo dell’autrice non sempre riesce a dare la giusta energia alle canzoni. Nonostante l’evidente passione dell’autrice per i Blur di “Out Of Time”, e l’ottima scelta di affidare a "Running", del grande Gil Scott-Heron, la chiusura del disco, viene da chiedersi come mai l’autentica sorpresa di questo pur lodevole secondo capitolo di cover provenga dalla più curiosa e aliena traccia, ovvero “There Are Worse Things I Could Do”, un brano tratto dal musical “Grease” e che, volente o nolente, resta l’unica versione veramente memorabile di “Cover Two”, album la cui valenza è comunque consolidata dalla forte personalità vocale di Joan Wasser.

Per i completisti segnalo che, per ringraziare coloro che avendo prenotato l'album sono in attesa della consegna del disco fisico a causa di ritardi dovuti al coronavirus, Joan ha regalato una ulteriore cover version, ovvero "Billie Jean" di Michael Jackson. Inoltre, due mesi fa ha inciso una cover di "Heart A Mess" di Gotye per il progetto "Song For Australia".

(25/05/2020)

Tracklist

  1. Kiss
  2. Spread
  3. Under Control
  4. Not The Way
  5. I Keep Forgettin’
  6. Life’s What You Make It
  7. Out Of Time
  8. On The Beach
  9. There Are Worse Things I Could Do
  10. Running