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Dai Liceali alla consolle: ecco "Heartache", l'album del “londinese” Federico Costantini

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Se qualcuno cerca ancora la fortuna all’estero, Federico Costantini, dopo essere diventato icona adolescenziale con il ruolo del bullo in tv con "I Liceali", ha seguito un percorso inverso. Trasferendosi a Londra, tre anni fa, quando il suo profilo Instagram veniva “bersagliato” dalle fan adoranti, per rincorrere un altro sogno: quello di diventare un dj. «Mi sono ritrovato a lavorare come attore protagonista di un film per il cinema a 17 anni, e ho continuato a lavorare tanto fino a 26 anni – racconta dal suo appartamento londinese - Poi ho iniziato ad aver paura che se non fossi partito, se non avessi provato l’esperienza di andare all’estero, sarebbe stato troppo tardi e me ne sarei pentito per sempre. E cosi sono andato, senza sapere quanto sarei stato, se sarebbe stata solo un esperienza di qualche mese, un anno o più». Classe 1989, romano, inizia la sua carriera cinematografica interpretando, in "Cardiofitness", il ruolo di un quindicenne innamorato di una ragazza più grande di lui di 12 anni (Nicoletta Romanoff). Ma il suo successo arriva con "I Liceali", dove è Claudio Rizzo, giovane ricco e violento (ma dal cuore grande). 

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(L'attore-dj a Londra, foto di Adele Costantini)

Prima attore, poi dj: cosa è scattato dentro di te per farti scegliere la consolle?

«In realtà le passioni di musica e cinema sono nate insieme, ho sempre amato la musica e sempre il cinema, a 13 anni ho iniziato a vedere tutti i film di Kubrick e altri cult, e allo stesso tempo mi sono appassionato subito alla musica elettronica e ai grandi dj internazionali. A 15 anni sono stato per la prima volta all'Amnesia e al Pacha di Ibiza. Ho coltivato queste passioni senza pensare di voler diventare né attore né dj, ho giocato a calcio fino a 17 anni quando ho girato il mio primo film, e come tanti ragazzi di quell'età sognavo di diventare un calciatore professionista. Il cinema è capitato prima e ho avuto grandi opportunità molto presto. La musica me la sono andata a cercare e la sto costruendo con tanto lavoro. Ma quando giravo i Liceali a 18 anni, avevo già comprato la mia prima console e successivamente ho iniziato a suonare nei club della mia città». 

Veniamo al lockdown nel Regno Unito: come stai affrontando l'emergenza? Come vivi la quotidianità?

«Qui è arrivato tutto in ritardo rispetto all'Italia, e devo ammettere che finchè non ci siamo ritrovati chiusi in casa ho vissuto come se niente fosse e non riuscivo a credere a cosa stava realmente accadendo. Il lockdown all'inglese è molto meno rigido di quello Italiano, non ci sono autocertificazioni, la multa c'era se andavi a fare un picnic in gruppo ma non se facevi una passeggiata da solo; l'esercizio fisico una volta al giorno è sempre stato consentito, e l'economia non è mai stata bloccata completamente. Penso sia un approccio simile a quello che hanno avuto in Germania, dove vive un mio amico con cui ci siamo confrontati a riguardo. Quale sia stato l'approccio migliore lo scopriremo piu avanti. Io ho cercato di vivere questo isolamento forzato come un'opportunità per fernarmi e ricaricare le batterie, eliminare ciò che non è indispensabile e riorganizzare le mie priorità per ripartire appena si potrà più carico di prima, ma dando il giusto peso alle cose. Siamo sempre di corsa e a volte a me capita di non godermi nemmeno traguardi ottenuti dopo averli tanto desiderati. Sono cosi di carattere, ma in generale da questa esperienza ricorderò che ogni piccolo momento magico e felice va goduto fino in fondo».

Stai soffrendo per la distanza dai tuoi famigliari e gli amici? Viaggiare è molto complicato ora.

«La prima cosa a cui penso e che mi manca è viaggiare. E non vedo l'ora di poter ricominciare a farlo. Non posso immaginare di essere felice senza viaggiare. Ovviamente mi manca anche tornare da amici e famiglia, ora non torno da Natale, di solito ogni 2 o 3 mesi torno sempre».

Difficile fare progetti a fronte di questa crisi: qual è il tuo obiettivo per il 2020?

«Ho molti dischi pronti, il primo in uscita il 9 giugno. Si chiama "Heartache", e sarà pubblicato su etichetta Future House Cloud: è un mix tra sonorità dei generi future house e deep house, anche se si distacca da entrambi. È un prodotto diverso dai precedenti, che erano ben definiti nel genere edm/progressive house. Il mio obbiettivo, ora, è di trarre il massimo da questi dischi e lavorare al meglio sui prossimi per proporre qualcosa di valido e se possibile innovativo. La mia speranza è che si torni alla normalità al più presto. Sono una persona positiva e vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. Non sopporto l'informazione catastrofica, della serie "Niente sarà più come prima, etc". L'essere umano è fatto per stare in gruppo, per esplorare e celebrare la vita. E sono sicuro che continueremo a farlo. Sarebbe bello se anche le priorità globali fossero riviste in modo da rispettare maggiormente noi stessi e il pianeta che ci ospita».

Il mondo della notte è stato pesantemente toccato dal Coronavirus. In Italia si ipotizza un rientro nel 2021. E a Londra?

«Purtroppo è un tema difficile, clubs, concerti, grandi eventi non possono esistere senza aggregamento. La distanza fisica è impossibile. Sicuramente bisognerebbe tutelarli tanto quanto le altre attività, anzi maggiormente considerando che saranno gli ultimi a riaprire. Ed al momento sembrano dimenticati in Italia. Almeno un terzo dei miei amici lavora o fa parte del mondo della notte, se non di più. La situazione è drammatica. In UK il sostegno economico è decisamente superiore e più efficace e tutti i tipi di attività ne beneficiano più o meno allo stesso modo, di conseguenza anche cubs ed imprese di eventi saranno aiutati. Ma ripeto conti e paragoni si faranno alla fine quando conteremo perdite, danni e sopravvissuti in ogni contesto».

Hai un fan base molto affezionata (dato non sempre scontato): come te lo spieghi? Tu chi rappresenti per loro?
«La mia fan base è per l'80% legata alla mia attività di attore, spero che presto possa essere un 50 e 50 con la musica. Il fatto che sia una fanbase molto affezionata penso sia perchè siamo cresciuti insieme. Ho partecipato a film e serie tv che raccontavano storie di ragazzi, e io stesso ero uno di loro. I Liceali, ad esempio, penso sia stata una serie generazionale, dai 20 enni ai 35 enni di oggi, molti sono cresciuti ricordandola come una serie che hanno amato quando loro stessi erano adolescenti, liceali, o comunque giovani. Per me, come fan, una serie del genere ad esempio è stata Beverly Hills 90210 che essendo una serie internazionale ha avuto ovviamente quell'effetto in tutto il mondo. Il mio personaggio nei Liceali rappresentava il bullo dal cuore tenero, cosa che hanno amato le ragazze perchè è il prototipo di ragazzo da cotta liceale, ma anche i ragazzi che si rivedevano in quel ruolo con simpatia».