La Serie A riparte, prendendosi i rischi: ma quell'ingiusto playoff è più di un piano B
by Massimo CaputiIl protocollo della Figc è nelle mani del ministro dello sport Spadafora, ora non resta che attendere la fatidica data di giovedì 28, quando arriverà il responso del governo sulla ripresa del campionato. Ad eccezione dell’Inghilterra, tutti gli altri tornei europei hanno già deciso e fissato la data per la ripartenza. Sarà un caso, ma pur essendo stati i primi a fronteggiare l’epidemia, saremo praticamente gli ultimi a decidere cosa fare. Ma tant’è, visto che dal giorno dello stop ad oggi abbiamo visto e soprattutto sentito di tutto. Per ogni passo avanti, se ne sono fatti almeno due indietro, ad ogni proposta o soluzione ha sempre fatto seguito la ferma opposizione di una delle componenti al tavolo: politici, presidenti, medici, calciatori etc. Ora, in ordine di apparizione, un tema di discussione è dato dagli slot orari in cui far giocare le partite. Se, come ci auguriamo, arriverà l’ok si dovranno disputare ben 128 partite entro il 3 agosto, compito non semplice se solo consideriamo l’incubo di nuove positività all’interno delle squadre e soprattutto il monitoraggio sull’andamento del virus e dei contagi nelle varie Regioni d’Italia. Tra difficoltà oggettive e ostacoli a cui si dovrà fare fronte, è fondamentale tenere in considerazione soluzioni alternative. Una di queste è chiudere il campionato attraverso playoff e playout. Questa formula ha un evidente difetto: è ingiusta. Soprattutto per chi come noi è abituato attraverso 38 giornate ad assegnare scudetto, qualificazioni alle coppe e retrocessioni. Detto questo, la formula di playoff e playout risolverebbe però tanti problemi, primi fra tutti quelli sanitari, logistici ed economici, che pesano come macigni sullo svolgimento di tutte le partite che restano ancora da giocare. Diciamo poi la verità, siamo sicuri che le 128 partite siano tutte così interessanti e indispensabili, vale la pena stressare cosi le squadre? Con playoff e playout avremmo tutte finali, poche gare, decisive e con meno rischi. Dopo la depressione da lockdown sarebbe un carico di emozioni forti per calciatori e tifosi e un prodotto avvincente per le tv.