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Bugani (capo staff Raggi): «Roma, ci vedremo con il Pd al ballottaggio. E per i sindaci deroga al secondo mandato»

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Max Bugani, con il Pd siete alleati al governo e avversari nella Capitale: questa dicotomia non rischia di mettere in difficoltà l'esecutivo alla lunga?
«Sia il Pd sia il M5S sono in una evidente fase di trapasso e di cambiamento. In questo momento è difficile capire l'identità e la cifra politica di entrambi. Forse fra qualche mese i contorni di entrambi saranno più definiti».
Bugani è il capo staff della sindaca di Roma; nel governo Conte ha lavorato a Palazzo Chigi con Luigi Di Maio; è stato socio fondatore di Rousseau. Insomma, big e pioniere del M5S e voce critica.
Quindi Conte non rischia?
«Al governo c'è un grande lavoro di raccordo di Giuseppe Conte, nelle Regioni e nei Comuni invece ci sono mille situazioni da valutare singolarmente».
Roberta Lombardi si oppone al bis di Raggi citando Casaleggio sul fatto che non si deroga alle regole perché significa cancellarle.
«Del verbo e dei pensieri di Gianroberto è ingiusto parlare: non mi piace che venga continuamente usato il suo nome per tirare di qua o di là. Gianroberto è stato per me un secondo padre. Un uomo di grande cultura e di immensa intelligente. Purtroppo non c'è più».
E quindi?
«Nessuno, ma proprio nessuno, può dire cosa avrebbe detto o cosa avrebbe fatto».
Ma quindi il vincolo del secondo mandato deve essere cancellato per tutti anche per i parlamentari?
«Per i consiglieri comunali c'è già la possibilità di fare un terzo mandato. Ma allargherei questa regola anche ai sindaci che si trovano a lavorare con responsabilità enormi. Il lavoro del sindaco è il più difficile d'Italia. Di questo e dei due mandati dei parlamentari avremmo dovuto parlarne già un anno fa agli stati generali che invece sono stati continuamente rinviati».
Ma quando ci sarà l'annuncio ufficiale della ricandidatura di Raggi?
«Virginia è una persona molto corretta e le persone molto corrette non fanno forzature. Soprattutto è una persona libera, libera dai condizionamenti. Tutto il M5S è in debito con lei».
Zingaretti dice che un Raggi bis «è una minaccia per i romani»: impossibile dunque ripetere lo schema giallorosso nella Capitale?
«È difficile commentare frasi riportate da altri, ma se l'ha detto davvero si è dimenticato l'aggettivo disonesti: Virginia Raggi è una minaccia per i romani disonesti».
Comunque se a Roma il Pd non vi appoggia, la sfida con la destra diventa impossibile: vi rivedrete al ballottaggio con i dem?
«Io mi auguro che chi vuole bene a Roma prima di tutto capisca che Virginia è l'unico ostacolo al ritorno di chi questa città l'ha saccheggiata per decenni. E poi in questo momento non c'è la destra di Almirante e nemmeno quella di Montanelli. C'è una destra che suona campanelli, che vuole pieni poteri e che dice che gli omosessuali sono persone malate. Il Pd romano, invece, è in piena crisi e non sa come uscirne: non rappresenta più la sinistra. Zingaretti non sa quale strada prendere e attacca all'esterno per provare a ricompattare un partito in grande difficoltà al suo interno».
Per chiudere, la piattaforma Rousseau ormai sembra non avere più appeal: perché?
«Temo però purtroppo che ci sia qualcuno che si diverte a infangare Rousseau dall'interno del Movimento perché Rousseau significa potere decisionale in mano agli iscritti, e ad alcuni (pochi per fortuna) questo inizia ad andare stretto».