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Huawei, dietrofront GB: fuori dalle reti 5G nazionali entro 3 anni | Rumor

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Il governo britannico sta cambiando idea su Huawei: stando a molteplici segnalazioni provenienti da fonti giornalistiche attendibili, diversi membri dei Conservatori hanno spinto il primo ministro Boris Johnson a sviluppare un piano per escluderla completamente dalle infrastrutture 5G nazionali entro tre anni. Precedentemente Johnson aveva considerato Huawei inevitabile per riuscire ad avere una rete mobile competitiva, ma voleva imporle quote di mercato massime pari al 35%; a quanto pare, però, la sua proposta non sarebbe stata accettata internamente, e onde evitare una sconfitta in pubblico Johnson si è visto costretto a implementare misure molto più serie.

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Le circostanze hanno giocato un ruolo fondamentale nella decisione, comunque. In Gran Bretagna, specialmente nell'ala più conservatrice del governo, l'antipatia verso la Cina è a livelli molto alti, anche per via della pandemia di COVID-19 che si è originata proprio laggiù, a Wuhan. Non è solo una questione di reti, beninteso: il governo vuole ridurre la propria dipendenza dalla produzione cinese in tutti i settori.

Con questa decisione, la Gran Bretagna si allinea quindi a Stati Uniti e Australia, che hanno optato per un'esclusione totale tempo addietro. E anche questo dettaglio, soprattutto per quanto riguarda l'America, gioca a favore di Johnson: i negoziati con l'UE su Brexit sono stagnanti e i rapporti si stanno inasprendo, quindi è facile che si guarderà oltre oceano per stabilire un'alleanza.

Per Huawei è l'ennesima brutta notizia, insomma. Che arriva in un momento di per sé già molto delicato: oltre all'estensione di un altro anno del Ban che la interdice dal fare affari con Google, Qualcomm e tutte le aziende americane o che usano prevalentemente tecnologia USA, è arrivato negli scorsi giorni l'isolamento anche dalle fonderie, ovvero le fabbriche che producono microprocessori. Gli ordini già piazzati potranno essere ancora evasi, a patto che le spedizioni avvengano entro il 14 settembre, e poi anche quei rubinetti si chiuderanno.

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In queste ore, a proposito, circolano indiscrezioni non confermate secondo cui TSMC, il principale fornitore di Huawei, sarebbe riuscita a soddisfare le richieste straordinarie di Huawei solo parzialmente: se la fornitura di chip realizzati nei processi a 12 nm e 5 nm dovrebbe essere garantita, c'è più incertezza per gli ordini di chip a 7 nm, relativi ai SoC degli smartphone di generazione attuale: a quanto pare i wafer sono già tutti occupati e non c'è modo di migliorare la situazione. Gli impianti a 12 nm servono a Huawei per i chip delle base station; quelli a 5 nm per i SoC mobile di prossima generazione, ovvero i Kirin della serie 1000 che dovrebbero debuttare nei flagship autunnali Mate 40.

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