Huawei: presto un 5G Made in Europe
La società possiede già centri in molte parti del mondo, tra cui America Latina e Medio Oriente, ma quest'impianto produttivo per le reti cellulari di prossima generazione sarà il primo al di fuori della Cina
Il colosso tecnologico cinese Huawei produrrà nell'Unione Europea diversi prodotti in 5G per un valore di svariati miliardi di euro. Lo ha reso noto in un'intervista a Xinhua il principale rappresentante dell'azienda cinese presso le istituzioni dell'Ue a Bruxelles, Abraham Liu. Secondo Liu, questa decisione si conforma alla configurazione industriale globale di Huawei e all'impegno di lungo periodo preso con l'Europa, che possiede una solida base industriale.
Una rete 5G Made in Europe
La tecnologia della nuova rete di quinta generazione assume un ruolo centrale nell'apportare enormi cambiamenti alle reti di dati wireless mobili e fisse. A differenza del passaggio dal 3G al 4G, quando la velocità di Internet aumentò di circa 20 volte, il 5G promette un salto di qualità a velocità simili alla fibra ottica fino a vari Gigabit al secondo e con una latenza estremamente bassa. Grazie a questo, il tanto atteso Internet delle cose potrebbe diventare realtà: i dispositivi possono andare online con un'interconnessione praticamente istantanea, visto che il 5G funziona come l'infrastruttura di un sistema di comando e controllo preciso e in tempo reale. A livello globale, Huawei rappresenta un fornitore leader per la tecnologia 5G, che gode di un vantaggio sulla svedese Ericsson e la finlandese Nokia nell'offrire sistemi high-tech a basso costo a operatori di telecomunicazioni come Vodafone. "Huawei rappresenta ormai il fornitore leader in tutti i continenti escluso il Nord America", ha sottolineato il procuratore generale statunitense William Barr durante un evento tenuto la scorsa settimana presso il Center for Strategic & International Studies di Washington DC. "Gli Stati Uniti non hanno un fornitore di riferimento per queste apparecchiature". Secondo Liu, Huawei ha deciso di installare un centro di produzione per la rete di quinta generazione nel continente, al fine di "produrre un 5G per l'Europa in Europa". La società, ha spiegato il manager cinese, possiede già centri in molte parti del mondo, tra cui America Latina e Medio Oriente, ma quest'impianto produttivo per il 5G "sarà il primo" al di fuori della Cina. "Stiamo parlando di un centro per la produzione di prodotti wireless 5G", ha aggiunto Liu. "Non si tratta solo di una singola linea produttiva, ma di un set completo di centri di produzione". Secondo il rappresentante dell'azienda cinese, "l'investimento iniziale effettivo dipenderà in larga misura dalla decisione finale su dove sceglieremo di realizzare questo centro". "Sono in corso vari negoziati a livello di Unione europea e degli Stati membri".
Decisioni fondamentali
Huawei ha potenziato la propria presenza e operatività in Europa alla fine dello scorso mese, quando sia il Regno Unito che l'Unione Europea, nonostante la richiesta degli Stati Uniti di bandire Huawei, hanno annunciato la decisione di consentire alla società cinese di partecipare alla costruzione delle rispettive reti 5G, anche se con alcune restrizioni. "Credo rappresenti un traguardo importante raggiunto da Londra e Bruxelles", ha commentato Liu. "Queste decisioni rappresentano un equilibrio tra la pressione politica e i rispettivi interessi commerciali". Da quando 20 anni fa ha istituito un centro di ricerca e sviluppo in Svezia, Huawei è stata sempre più coinvolta in Europa. Attualmente, la società cinese impiega oltre 13 mila persone in Europa, il 73% delle quali assunta a livello locale. Huawei mantiene inoltre 23 centri di ricerca e sviluppo in 14 diversi Paesi europei, una cifra in crescita. "Stiamo collaborando con quasi tutti i principali operatori in Europa per lavorare insieme sulle rispettive infrastrutture di comunicazione", ha aggiunto il manager cinese. "Anche se un certo numero di clienti non è in grado di utilizzare Huawei, riteniamo che si tratti di una loro decisione commerciale", ha proseguito Liu. "Rispettiamo tutte le scelte dei clienti". A metà gennaio, il commissario europeo per il Commercio, Phil Hogan, ha spiegato che l'Europa sviluppa propri criteri in base ai quali le persone possono commerciare in modo equo in un mercato aperto. "Non siamo d'accordo con l'idea che 'qualunque cosa tu faccia, rimani bloccato': in merito a Huawei, se rispettano effettivamente le regole del gioco, esiste un mercato interno nell'Unione europea", disse allora Hogan in video collegamento con la Conferenza sulla politica commerciale organizzata dal Global Counsel a Londra. "Tutta la concorrenza è benvenuta, ma deve essere leale e corretta". "Se guardiamo agli strumenti messi a disposizione dall'Ue, si parla molto di norme comunitarie, misure non discriminatorie e di elevati standard applicati a tutti gli operatori", ha concluso il rappresentante di Huawei, riferendosi alle ultime linee guida emanate da Bruxelles sulla sicurezza del 5G.
Una spinta alla credibilità
Per mesi, il governo degli Stati Uniti ha spinto gli alleati europei a vietare a Huawei di partecipare alla costruzione delle rispettive reti di telecomunicazioni di nuova generazione. A dispetto delle pressioni ricevute dagli Stati Uniti, l'Ue non ha nominato né la Cina né alcuna società specifica nelle proprie linee guida sulla sicurezza del 5G emanate il mese scorso. Alla domanda se il piano di Huawei di perseguire la produzione del 5G in Europa miri a migliorare ulteriormente la fiducia delle opinioni pubbliche locali a fronte delle pressioni esterne ricevute, Liu ha risposto che non è necessario collegare i due fatti. "In questo caso non accettiamo alcuna pressione politica esterna, ma come ho già detto, si tratta di una visione di lungo periodo", ha aggiunto il manager cinese, secondo cui la società ritiene di essere già "parte dell'ecosistema europeo". Nel novembre dello scorso anno, l'organizzazione Oxford Economics, leader nelle previsioni economiche e nell'analisi quantitativa a livello globale, ha diffuso uno studio commissionato da Huawei, secondo cui nel 2018 la società cinese ha contribuito con 12,8 miliardi di euro (circa 13,87 miliardi di dollari) al Prodotto interno lordo del continente, garantendo 169.700 posti di lavoro e generando entrate fiscali per 5,6 miliardi di euro (circa 6,07 miliardi di dollari) in tutta Europa. "Serviamo molti clienti strategici a livello globale nella regione, visto che l'Europa rappresenta uno dei mercati decisivi per la nostra azienda", ha osservato Liu. "Crediamo che installare questa base produttiva per il 5G in Europa si rivelerà una mossa intelligente per sostenere lo sviluppo di questo mercato e delle regioni circostanti nei prossimi dieci o vent'anni". La scorsa settimana, l'ex vicepresidente della Commissione europea, Viviane Reding, ha confermato a Xinhua che la decisione di Huawei migliorerà la fiducia dell'Europa nella sicurezza dei prodotti dell'azienda. Secondo l'esponente politica lussemburghese, nel caso in cui la società cinese impiantasse centri produttivi nel continente l'attività dovrebbe avvenire "secondo le regole europee e quindi rappresenterebbe davvero uno stimolo in termini di credibilità".