la Repubblica
Per i saluti romani al Monumentale ribaltata sentenza in appello, 11 condannati: "Rito aumenta rischio attrazione"
Il 23 marzo 2017 la chiamata del presente. In primo grado erano stati tutti assolti, dopo il ricorso del pm Basilone la decisione della Corte d'appello: un mese e 10 giorni e multa di 200 euro
Tutti condannati a un mese e 10 giorni e ad una multa di 200 euro per apologia di fascismo sulla base della legge Mancino che punisce i reati di odio e discriminazione razziale. E' con questa sentenza che la Corte d'Appello di Milano, su ricorso del pm Piero Basilone, ha ribaltato il verdetto di primo grado con cui erano stati assolti 11 esponenti di estrema destra che risposero alla "chiamata del presente" con saluti romani al cimitero Monumentale, il 23 marzo 2017, dove stavano commemorando i caduti della "rivoluzione fascista" del 1919 e la fondazione dei 'fasci di combattimento'.
L'iniziativa era stata promossa dall'associazione 'combattenti del Rsi'. La sesta penale del Tribunale li aveva assolti spiegando che in quei gesti non c'era "pericolo concreto di ricostituzione del Partito fascista". Nel ricorso del pm, discusso dal sostituto pg Daniela Meliota davanti al collegio presieduto da Giovanni Ichino, si spiega, invece, che quel rito "aumenta per la solennità del contesto" il "pericolo di attrazione e di diffusione" di idee "discriminatorie".
La ricostruzione era stata fatta secondo quanto dichiarato dagli agenti della Digos e con le immagini delle telecamere degli agenti: Norberto Bergna, uno degli imputati, davanti al monumento funebre per i caduti del movimento fascista eretto nel 1925, "procedeva alla lettura dei nomi dei caduti, cui seguiva la risposta del presente da parte di una decina di persone, (...) le quali a gruppetti variabili alzavano il braccio facendo il saluto romano". Un reato evidente, secondo il sostituto procuratore Piero Basilone, che aveva chiesto condanne fino ai 5 mesi di reclusione sulla base della cosiddetta Legge Mancino che punisce chi organizza manifestazioni o ostenti simboli di movimenti "aventi tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Ma lo scorso 13 giugno, il Giudice Mario Morra della sesta sezione penale aveva dato torto alla procura assolvendo gli undici imputati: "l'equiparazione necessaria tra manifestazioni fasciste e manifestazioni discriminatorie non convince", aveva scritto il giudice, accogliendo di fatto le obiezioni dei legali Antonio Radaelli, Gabriele Leccisi, Andrea Benzi, Carlo Rasini e Vetullio Mussolini. Per Morra, in sintesi, il saluto romano non è da considerare discriminatorio in sé e il fatto che fosse eseguito in quel contesto non rappresentava un rafforzamento dei gruppi che incitano alla violenza.
Nel ricorso Basilone scriveva che "nel nostro caso non vi è dubbio che i gesti compiuti ("chiamata del presente" e "saluto romano") siano univocamente riconducibili alla simbologia fascista(...). Non v'è dubbio dunque che le condotte accertate siano idonee a offendere il bene giuridico protetto". E secondo l'accusa le organizzazioni di stampo fascista rientrano tra quelle punite dalla legge Mancino. Una decisione tra le tante e intricate vicende giudiziarie milanesi che hanno riguardato manifestazioni con i saluti romani: da quelle al cimitero Monumentale, a quelle del campo X del cimitero Maggiore fino ai raduni per l'anniversario della morte di Ramelli. Se negli ultimi anni gli avvocati hanno incassato due assoluzioni in cassazione, tre in primo grado e una in appello, l'accusa ha ottenuto una pesantissima condanna in appello ( un mese e deci giorni) per quattro leader di Lealtà e Azione che avevano fatto il saluto romano al cimitero maggiore il 25 aprile del 2016. Una sentenza (per cui gli avvocati hanno avanzato ricorso in Cassazione) che sembra ribaltare l'orientamento dei giudici degli ultimi anni.
Soddisfazione viene espressa dal presidente di Anpi Milano Roberto Cenati: "Finalmente una condanna a neofascisti per avere volutocelebrare la nascita dei fasci di combattimento a Milano".