Cimbri prepara cedole generose per i soci, Unipol e UnipolSai corrono in Borsa
Oltre 650 mln gli utili restituiti ai soci del gruppo bolognese attraverso i dividendi. Bacchettata sulla Rc familiare: chi ha solo un’auto pagherà di più
Di Luca Spoldi
Unipol eUnipolSai in gran spolvero a Piazza Affari, coi titoli in crescita rispettivamente di oltre il 6% e di quasi il 5% nonostante la seduta prudente del listino azionario milanese, dopo risultati 2019 migliori delle attese in particolare da parte della società operativa per quanto riguarda gli utili e l’annuncio di cedole “generose” e pari a 16 centesimi di euro (+10% rispetto al 2018 e contro attese di mercato che si fermavano a 14,5 centesimi) per UnipolSai e a 28 centesimi per azione (+55% sul 2018) per Unipol.
Carlo Cimbri sfrutta il minor tax rate e un discreto andamento del ramo Danni di UnipolSai, la strutturale maggiore redditività della holding una volta ceduta Unipol Banca e un Solvency II a fine anno pari al 250% per UnipolSai e al 181% per Unipol per far felici i propri azionisti, e spiega: la maggiore cedola di UnipolSai “è un’anticipazione (rispetto al target in termini di dividendo unitario fissato per il 2021, ndr) che ritenevamo di poter fare e che intendiamo poter confermare per i prossimi esercizi. E’ un target di dividendo su cui lavoreremo anche per 2020 e 2021”, mentre quella di Unipol “era una cosa da aspettarsi”.
Del resto il piano industriale 2019/2021 del gruppo bolognese si è posto l’obiettivo di distribuire 1,3 miliardi di dividendi nell’arco di un triennio a livello di UnipolSai, ovvero di 600 milioni a livello di holding e le due cedole (che comportano, rispettivamente, la distribuzione ai soci di 453 e 201 milioni di euro complessivamente) appaiono anche agli analisti di Equita Sim “assolutamente in linea” con tali target. Cimbri dal canto suo nel corso della conference call di commento ai risultati oltre a confermare tutte le indicazioni del piano ribadisce: il target in termini di cedole “è assolutamente confortevole per quello che riguarda i conti della holding”.
Che Cimbri non stia “azzardando” troppo è confermato del resto anche dal raffronto tra le singole voci e i target di piano: l’utile netto consolidato del 2019 rappresenta per UnipolSai (732 milioni) il 37% dei 2 miliardi cumulati che ci si prefigge di raggiungere nel triennio entro il 2021, mentre la cedola è pari al 34% di tale obiettivo e il Solvency II ratio appare ben oltre il “comfort range” indicato tra il 140% e il 160%. La musica cambia di poco a livello di holding: l’utile (721 milioni) è pari al 36% dell’obiettivo per il triennio (2 miliardi cumulati), il dividendo al 35%, a fronte di un Solvency II ratio ancora maggiormente superiore al comfort rangte (170%-200%).
Forte dei risultati, che sono piaciuti ad analisti (Kepler Cheuvreux parla ad esempio di “forti messaggi emersi dai conti 2019”, apparsi “superiori alle attese” e definisce “molto benvenuto” la cedola superiore alle attese) e mercato, Cimbri si toglie infine un sassolino nei confronti di una “misura populista” e destinata a produrre “effetti iniqui” come l’introduzione della cosidetta Rc Auto familiare, ossia la prevista estensione della classe di merito più vantaggiosa a veicoli diversi nell’ambito dello stesso nucleo familiare.
Una misura contenuta nel decreto Milleproroghe che entrerà in vigore dal prossimo 16 febbraio che nelle previsioni di Cimbri avrà un effetto nullo sulle compagnie assicurative, che ricalibreranno le tariffe per neutralizzarne l’impatto, ma rischia di essere penalizzante proprio per le famiglie meno abbienti “perché magari hanno un solo veicolo, mentre ne beneficeranno quelle famiglie che hanno tante auto in garage”, ha spiegato il manager.
“Non c’è bisogno di ricordare quanto questa cosa sia slegata a criteri tecnici e quindi a criteri meritocratici” ha precisato Cimbri. Inevitabilmente, ha concluso, “le compagnie assicurative rivedranno le varie componenti tariffarie per far sì che alla fine questa operazione sia un gioco a somma zero e lo sarà, perché pagheranno un pochino di più quelli che hanno una sola macchina e ne beneficeranno coloro che di macchine ne hanno tante”. Chi ha orecchie per intendere, tra i vari esponenti di una classe politica sempre più in affanno nell’affrontare la realtà, intenda.