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Il premier trasformista non si arrende, ma l’asse tra i due Matteo lo ha già travolto

Governo Conte-bis in crisi. Matteo Renzi staccherebbe la spina sulla prescrizione e dal premier arrivano parole dure al suo indirizzo, sebbene senza l'apporto di Italia Viva non avrà i numeri per andare avanti. Quale scenario ci attende?

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Il signor zero voti era riuscito a segnare un record nella pur travagliata storia repubblicana d’Italia. E’ stato l’unico presidente del consiglio ad essere rimasto a Palazzo Chigi cambiando maggioranza nella stessa legislatura, passando dalle braccia di un Matteo all’altro: da Salvini il “sovranista” a Renzi l’europeista.

Da “uno vale uno” a “uno vale l’altro” il passo è stato breve. S’era forse un po’ montato la testa, se è arrivato a definire “opposizione maleducata” le posizioni di Italia Viva, il partititino centrista dell’ex premier fiorentino, che con i suoi scarsi numeri in Parlamento regge le sorti dell’esecutivo. Giuseppe Conte non accetta più critiche interne e sulla prescrizione sono volati gli stracci dentro la maggioranza, con i ministri “renziani” ad avere disertato il Consiglio dei ministri per varare la riforma di Alfondo Bonafede, in arte “Dj Fofò”.

Di Maio e Di Battista faranno asse contro Conte-Casalino?

Ieri sera, Conte ha sentito il presidente Sergio Mattarella al telefono per capire cosa abbia in mente il Quirinale nel caso di caduta del suo governo. Il capo dello stato non sarebbe intenzionato a sciogliere subito le Camere, perché prima dovrebbe celebrarsi il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari e immediatamente dopo andrebbe riscritta la legge elettorale per adeguarla ai nuovi numeri di deputati e senatori. A farla in fretta, non si arriverebbe a votare prima di giugno, forse direttamente in autunno.

Tuttavia, se la situazione precipitasse e non si trovasse una terza maggioranza in meno di due anni, Mattarella ne prenderebbe atto e nominerebbe probabilmente un premier di garanzia per transitare l’Italia ad elezioni anticipate e riscrivere la legge elettorale. Moltissimo, se non tutto, ormai dipende da Renzi. Vuole rompere davvero? E per fare cosa? I sondaggi accreditano la sua Italia Viva di un 4% scarso, difficile immaginare che il suo reale obiettivo siano le urne. L’alternativa consisterebbe nell’architettare la formazione di una nuova maggioranza con un premier diverso. Quale e chi, rispettivamente?

Possibile asse tra i due Matteo

Nei mesi scorsi, Salvini ha lanciato un messaggio parecchio interessante per le sirene di Renzi, quando ha risposto in inglese “perché no?” all’ipotesi di Mario Draghi al Quirinale.

E se (prima) questi andasse a Palazzo Chigi? Possibile mai che i due Matteo stiano studiando un governo assieme di “responsabilità nazionale”? Renzi non avrebbe nulla da perdere, Salvini tantissimo. Se l’esperimento andasse male o fosse mal compreso dal popolo leghista, regalerebbe vagonate di consensi a Giorgia Meloni, la cui Fratelli d’Italia è in forte ascesa nei sondaggi e alle amministrative in cui si è votato di recente, oltre che alle ultime europee.

Draghi presidente dopo Mattarella? Il “why not” di Salvini avvicina le elezioni

Ma il leader della Lega ha bisogno di elezioni quanto prima per trasformare in seggi il suo enorme consenso tra gli italiani e l’unico che gliele può dare è Renzi. In cambio di cosa? Una legge elettorale certamente non punitiva per Italia Viva e forse anche un nuovo governo di breve durata e che vari le nomine di centinaia di cariche nelle società a partecipazione pubblica. Pensate se Renzi e Salvini riuscissero a spartirsele in barba ai propositi del PD e di quel che resta dei 5 Stelle! Va da sé che Draghi non accetterebbe mai di venire a Roma per occuparsi di quisquilie come legge elettorale e trascorrere la primavera o al massimo l’estate a Palazzo Chigi. L’unica certezza sembra essere la volontà di Renzi di liberarsi di Conte, premier sgradito ai suoi, al centro-destra e persino a parte dei “grillini” contraria all’alleanza con il PD.

Governissimo breve?

Se davvero i due Matteo nei mesi scorsi s’incontrarono a casa di Denis Verdini, (ex?) suocero di Salvini e berlusconiano vicino a Renzi, probabile che non abbiano solo preso l’aperitivo, bensì concordato qualche “exit strategy” onorevole e profittevole per entrambi dalla fase attuale. Certo, la prescrizione non sembra il terreno di scontro più agevole per fare cadere un governo. L’ex premier rischia di passare nell’opinione pubblica come il difensore di corrotti e delinquenti e paradossalmente finirebbe per ringalluzzire il Movimento 5 Stelle, che del tema “onestà, onestà” ne ha fatto una bandiera, forse l’unica che ritiene gli sia rimasta da sventolare dopo avere ammainato tutte le altre per amore di poltrona.

Se l’incontro segreto tra Salvini e Renzi c’è stato, per dirsi cosa? Il retroscena

E, soprattutto, con quali numeri nascerebbe un eventuale governo dei due Matteo? Nemmeno se tutto il centro-destra gli votasse compatto la fiducia insieme a Italia Viva si avrebbe una maggioranza. Questa necessiterebbe di un’ampia astensione tra i banchi del centro-sinistra e forse anche tra gli stessi “grillini”. Un’ipotesi verosimile solo nel caso in cui il Quirinale pubblicamente s’impegnasse a rispedire l’Italia al voto subito dopo la riscrittura della legge elettorale, in tempi certi. Luigi Di Maio non aspetta altro che di vedere passare il cadavere (politico) di Conte, seduto in riva al fiume. Chissà che non venga accontentato prima degli Stati Generali dell’M5S a marzo.

giuseppe.timpone@investireoggi.it