Verdone scivola sui cliché. Carlo, perché?

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FILMAURO

Ha senso nell’Anno di Grazia 2020 un film in cui tutte ma tutte le donne, mogli, figlie, ex mogli, fidanzate volatili, conoscenze casuali e amanti occasionali sono “zoccole”? Preciso che il termine non appartiene al mio vocabolario ma imperversa nella nuova commedia di Carlo Verdone in uscita il 26 febbraio, “Si vive una volta sola”. E mi correggo: fa eccezione Anna Foglietta, protagonista insieme a Verdone stesso, Rocco Papaleo e Max Tortora.

I fondamentalismi non sono il mio pane, nemmeno quelli di genere. Non sono una fanatica del “politically correct”, Dio me ne scampi. Ma qualificare a man bassa l’universo femminile con i simpatici epiteti “animalier” (non ho voglia di riferirli) consacrati dai cinepanettoni anni ’80 e ’90 vuol dire vivere fuori dal mondo, o dalla parte sbagliata del mondo. So bene che non è, quest’ultimo, il caso di Carlo Verdone. Diciamo che gli è scivolata la mano verso un passato che sarebbe opportuno non resuscitare. Non ce n’è proprio bisogno.

Sull’opera non mi dilungo. I quattro, membri sodali di una équipe medica d’eccellenza - specializzata in privato in burle goliardiche - sarebbero anche simpatici, se il meccanismo di “zingarate a rendere” ispirato ad “Amici miei” non fosse fin troppo ingenuo e scoperto per non “telefonare” il finale. Ma per un vecchio e rodato leone della commedia come Verdone certi scivoloni sono imperdonabili.

E’ imperdonabile contrabbandare come figlia degenere del primario Verdone - e aspirante soubrette, che sventola il lato B in show dozzinali - una signorina che parla e si muove come i figuranti di “Gomorra”( la serie ). E’ imperdonabile sbandierare un “product placement” così pacchiano da risultare oltraggioso, tra marchi di vino e “relais” del Salento da turismo di lusso. Avranno pagato quattrini sonanti, suppongo, perché sembra quasi che condizionino le inquadrature e i movimenti di macchina. E poi: chapeau alla Puglia e alla sua efficientissima Film Commission, ma è possibile che tutti i film italiani adesso si girino là? In conclusione, e dal profondo del cuore, caro, carissimo Verdone, una sola domanda: perché?