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Striscioni di CasaPound a Vittorio Veneto, l'Isrev: "Bisogna superare le barriere ideologiche"

L’istituto della Resistenza di Vittorio Veneto butta acqua sul fuoco della polemica sugli striscioni di CasaPound, affissi nei giorni scorsi in città

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VITTORIO VENETO - L’istituto della Resistenza di Vittorio Veneto butta acqua sul fuoco della polemica sugli striscioni di CasaPound, affissi nei giorni scorsi in città. Una posizione – quella dell’Isrev – che potrebbe avvicinarsi a quella del sindaco Antonio Miatto, che mercoledì scorso aveva chiesto una “tregua”.

 

L’Istituto torna inevitabilmente sul tema della Seconda Guerra Mondiale e delle foibe: “Siamo contrari a tutte le azioni propagandistiche di strumentalizzazione e banalizzazione dei dati storici per finalità che nulla hanno a che fare con i lodevoli sforzi di quanti lavorano per chiarire quanto storicamente accaduto, come le scritte anonime sui muri o gli striscioni che abbiamo visto appesi nottetempo nelle vie e nelle piazze cittadine”, si legge in una nota diffusa in mattinata.

 

“Allo stesso tempo però non ci sentiamo di avallare acriticamente tutti quei tentativi di nascondimento o di minimizzazione di quanto accaduto, che invece di lenire le divisioni di questa nostra società finiscono per continuare ad approfondire il solco tra le sue componenti”, continuano Vittorino Pianca e Pier Paolo Brescacin, rispettivamente presidente e direttore scientifico di Isrev, firmatari della nota. Qual è quindi il modo più giusto di esaminare i fatti che hanno riguardato il confine orientale durante la Seconda Guerra Mondiale?

 

“Siamo convinti che sia indispensabile da parte di tutti il superamento delle barriere dettate dalla mera ideologia di parte e dalle categorie interpretative tradizionalmente usate e sia necessario uno sforzo congiunto per tener presenti tutti i punti di vista delle parti in causa, anche quelli che possono risultare meno graditi per non dire imbarazzanti – fanno sapere dall’Isrev -. Perché non andare tutti, ognuno con il proprio bagaglio di cultura e di vissuto personale, alla ricerca della verità storica? Perché non smetterla di usare la storia come una clava contro l’avversario politico da demonizzare e vedere invece cosa imparare veramente dalla storia spesso matrigna, talora labirintica, quasi sempre dolorosa?”