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la Repubblica

Pay tv, è allarme pirateria. I rischi per chi prova a vederla gratis

Streaming e abbonamenti pirata per non perdere la partita della squadra del cuore o l'ultima uscita cinematografica di stagione. Chi tenta di accedere alle pay tv gratis o quasi va incontro a sanzioni e furto dei dati contenuti nel proprio pc, oltre a danneggiare il settore. Ecco cosa si rischia e come segnalare gli illeciti

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Poter assistere gratis, o pagando il minimo, ai match sportivi più interessanti della stagione. Per i quali servirebbe un abbonamento alla Pay tv. Calcio, formula 1, MotoGP. Ma anche cinema e serie tv. Una possibilità che fa gola a tanti, e che è all'origine della pirateria audiovisiva. Si tratta di un illecito, punibile con multe e reclusione. In Italia alimenta un giro d'affari di oltre 200 milioni di euro. L'Unione nazionale consumatori, insieme a DAZN, ha realizzato una guida per illustrare i rischi cui si espone chi tenta di accedere illegalmente a contenuti protetti.
 

Cos'è il pezzotto

In che modo si viola la legge? La cosiddetta Iptv (acronimo di Internet protocol television) illecita è un sistema che permette di fruire gratis o a basso costo di contenuti televisivi diffusi solitamente a pagamento, che vengono acquisiti e poi redistribuiti sul web dai pirati digitali. Un sistema gestito da sofisticate organizzazioni con sede spesso all'estero.

Per riuscire a vedere online le Iptv è richiesto di solito un abbonamento, il cui costo mensile si aggira attorno ai dodici euro. Un importo molto più conveniente rispetto alle cifre richieste dalle Pay tv per assistere ai medesimi programmi, e che rappresenta dunque una tentazione.

L'accesso ai contenuti, una volta pagato il canone mensile, avviene grazie ad app dedicate oppure tramite un apposito dispositivo, definito in gergo 'pezzotto', il cui nome tecnico è box Android. Si tratta di un decoder pirata -  spiegano gli esperti dell'Unione nazionale consumatori - che si acquista con 50-60 euro. Consente di connettersi a una miriade di canali tv di tutto il mondo decriptandone il segnale originale oppure servendosi di app dedicate o credenziali di accesso. A gennaio 2020 il tribunale di Roma ha oscurato quindici siti web di Iptv.

Ma c'è anche chi diventa pirata suo malgrado, connettendosi senza esserne consapevole a siti che trasmettono contenuti con accesso limitato. Sono portali con inserzioni pubblicitarie di aziende note e riconoscibili, che conferiscono alle pagine web una parvenza di normalità. Possiamo tuttavia distinguerli da alcuni indizi:

 

Un giro d'affari considerevole

Nel 2018 l'industria audiovisiva ha perduto oltre 600 milioni di euro di fatturato a causa della pirateria digitale. Secondo l'ultima indagine realizzata da Ipsos per Fapav (la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), nello stesso anno quasi due italiani su cinque hanno commesso un atto di pirateria audiovisiva. In pratica il 38% della popolazione over 15 ha provato a ovviare al pagamento dei tanto detestati canoni Pay tv.
 

La pirateria audiovisiva è un illecito

Sembrerebbe scontato ma in tanti non si accorgono di star violando una legge. I software che consentono il file sharing non sono di per sé illegali, a esserlo è l'utilizzo che se ne fa. È vietato guardare canali tv a pagamento (come Sky e Netflix) e programmi a cui si accede per abbonamento, senza versare alcun canone. La legge sul diritto d'autore (L. 633/41) punisce anche i fruitori del servizio, i cosiddetti pirati 'passivi'. Coloro cioè che usano apparati di decodifica abusivi. Ma anche chi procede con il  download illegale di materiale protetto da copyright per uso personale è punito con una multa di 154 euro (che sale fino a 1.032 euro nel caso di recidiva e se i contenuti scaricati siano molti) e con la confisca del materiale. Se film, canzoni e partite vengono anche condivise senza scopo di lucro si rischia una multa da 51 a duemila euro. La legge è più severa con i pirati 'attivi': chi condivide a scopo di lucro va incontro alla reclusione (da sei mesi a tre anni) e a multe da 2500 a 15.000 euro.
 

I rischi per i pirati digitali

La pirateria è un 'vizietto' che può costare molto caro, portando alla divulgazione delle informazioni contenute nel pc.. Sottoscrivere un abbonamento illegale o connettersi a un sito pirata rende visibili e disponibili dati anagrafici, bancari  e della carta di credito - ammonisce l'associazione dei consumatori -  che possono essere impiegati da malintenzionati per commettere truffe. Le stesse informazioni potrebbero confluire in database di potenziali vittime a cui destinare cyber-attacchi mirati. Anche se la gran parte degli utilizzato di questi servizi (55%) ne sono inconsapevoli.

Nella migliore delle ipotesi il pc può essere 'infestato' da malware, virus e spy-bot solo aprendo un link o con il download di un file infetto (contro i quali è bene installare e tenere sempre aggiornato un antivirus). In base a una ricerca dell'Università di KU Leuven, in Belgio, su 20.000 siti di streaming che trasmettono eventi sportivi, la maggior parte degli annunci pubblicitari proposti invita a scaricare programmi dannosi per il computer.
 

Come segnalare i siti pirata

Se vogliamo dare il nostro contributo per arginare la pirateria possiamo denunciare i siti che propongono lo streaming illegale alle autorità, ma anche solo segnalarli ai motori di ricerca o a chi gestisce i social. Per cominciare potremmo riferirlo online alla Polizia Postale. Basta registrarsi nella sezione "collabora" del sito (https://www.commissariatodips.it/) e poi inserire la denuncia. Potrebbe essere utile anche comunicarlo all'Agcom (https://www.agcom.it/299), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha il potere di oscurare i siti abusivi. Infine possiamo farlo presente anche a Google. La nostra segnalazione attiva un iter di verifica del sito che, se ritenuto non conforme, verrà rimosso dai risultati di ricerca. Lo stesso meccanismo è posto a disposizione degli utenti dai più diffusi social media, Facebook, Instagram, Twitter e YouTube, in caso qualcuno se ne sia servito per postare o condividere contenuti illegali, ad esempio il link di una partita di calcio in streaming.