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Il ricatto di Moody's all'Italia: "Se votate i partiti populisti..."

"Un aspetto che monitoriamo con attenzione è la diffusione del populismo tra la popolazione in Europa. E anche in Italia". Lo afferma Kathrin Muehlbronner dell'agenzia di rating Moody's

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Qual è uno dei maggiori fattori di rischio per un Paese come il nostro secondo un'importante agenzia di rating come Moody's? La crisi economica? I cambiamenti climatici? Il terrorismo? No: il "populismo". Lo conferma, in un'intervista rilasciata a IlSole24Ore, Kathrin Muehlbronner, senior vice president Sovereign Risk dell' agenzia di rating Moody's. "Un aspetto che monitoriamo con attenzione è la diffusione del populismo tra la popolazione in Europa. E anche in Italia. Se la maggioranza dei cittadini si accosta a idee o partiti populisti, ovviamente non possiamo non tenerne conto". Parole molto significative, se si pensa che è la stessa Muehlbronner, insieme al suo staff, a determinare il rating del nostro Paese. E se dovessero salire al potere partiti che l'agenzia classifica come "populisti"? Beh allora, in quel caso, il taglio del rating sarebbe quasi scontato.

Parole che ricordano molto quelle pronunciate nel maggio 2018 dall'allora commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger (che poi fu costretto a scusarsi e a rettificare) quando disse che "i mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto". Si potrebbe peraltro obiettare a Moody's che la definizione di "populismo" è talmente labile e ampia che quest'ulima potrebbe assumere vari significati e connotazioni. Secondo il grande politologo Francis Fukuyama, per esempio, "populismo è l'etichetta che le élite mettono alle politiche che a loro non piacciono ma che hanno il sostegno dei cittadini...".

Moody’s conferma l’outlook dell’Italia

Attualmente, racconta Muehlbronner nell'intervista, "il rating BAA3 è adeguato per un Paese come il vostro, che ha punti di forza (un'economia diversificata e famiglie poco indebitate per esempio) ma anche punti di debolezza (un elevato debito pubblico e una crescita strutturalmente bassa)". Cosa potrebbe spingere Moody's a declassare l'Italia, dunque? Almeno tre, le ipotesi descritte da Muehlbronner: "Uno: se aumentassero i rischi di una crisi di liquidità in cui il governo avesse difficoltà nel rifinanziamento del debito. Due: se venissero varate politiche fiscali in grado di aumentare il debito pubblico. Tre: se dovesse aumentare il rischio che l'Italia possa uscire dall'euro".

Cosa potrebbe invece far crescere il rating del nostro Paese? Secondo l'analista di Moody's, le "riforme strutturali". All'Italia, spiega Kathrin Muehlbronner, "servono riforme che aumentino il potenziale dell'economia. Non basta certo qualche trimestre positivo di Pil per cambiare il rating". Nell'ottobre 2018 l'agenzia ha tagliato il rating dell'Italia da BAA2 a BAA3 ma con outlook stabile. La decisione era legata a un "cambio concreto della strategia di bilancio, con un deficit significativamente più elevato rispetto alle attese". Sotto accusa c'era anche la manovra finanziaria messa in atto dal governo governo Conte 1. Secondo Moody's, mancava "una coerente agenda di riforme per la crescita", e questo implica il prosieguo di una "crescita debole nel medio termine".

Agenzie di rating che si sono magicamente "tranquillizzate" quando al governo è tornato il Partito democratico, dopo il "ribaltone" dello scorso agosto che ha riportato la Lega all'opposizione. Ma forse è soltanto una casualità.

Confermate le stime sulla crescita del Pil

Per quanto riguarda il 2020, secondo Moody's la stima è di una crescrita del Pil dello 0,5%. "Siamo convinti - ha sottolineato Muehlbronner a IlSole24Ore -che Germania e Italia nel 2019 abbiano sofferto particolarmente la contrazione del settore manifatturiero, per colpa dell'incertezza legata alla guerra commerciale tra Usa e Cina. Quest' anno crediamo invece che il settore si riprenderà, sia in Germania sia in Italia. Anche perché il vostro Paese è molto legato alla crescita tedesca".