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L'ex boss Graviano: ho concepito un figlio in carcere grazie alla distrazione degli agenti

L'ex capomafia palermitano depone al processo "'ndrangheta stragista" in corso in Corte d'Assise a Reggio Calabria

"Ho approfittato di un attimo di distrazione degli agenti del Gom". Così Giuseppe Graviano, ex boss del mandamento palermitano di Brancaccio, ha risposto alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo sulla vicenda del concepimento del figlio durante la detenzione al 41 bis in occasione dell'udienza del processo "'ndrangheta stragista" in corso in Corte d'Assise a Reggio Calabria. 

"Sulla procedura di concepimento mi istruì "un ginecologo che non posso certo nominare", ha detto Graviano, deponendo in videoconferenza, in relazione al concepimento del figlio mentre era detenuto al 41 bis. L'ex capomafia ha però evitato di rispondere sulle modalità utilizzate per concepire il figlio. Il concepimento del figlio è avvenuto nel 1998, mentre il boss era detenuto nel carcere dell'Ucciardone a Palermo.

"Nel 2016 messaggio a Berlusconi perché rispettasse i patti"
Poi Graviano torna ad attaccare Silvio Berlusconi. Nell'aprile 2016 il boss mafioso si era rivolto al detenuto Umberto Adinolfi, che stava per essere scarcerato, per chiedergli di "fare arrivare un messaggio a Silvio Berlusconi" che "doveva mantenere gli impegni presi" e per "ricordargli che sono ancora vivo, a differenza di mio cugino Salvo che nel frattempo è morto. E i patti vanno rispettati. Doveva rispettare un accordo che riguardava alcuni investimenti fatti con mio nonno". Nella conversazione si sente Graviano che dice ad Adinolfi che "bisogna trovare la strada per fare trovare un messaggio per qualcuno che non ha rispettato i patti". E oggi ribadisce che quel "qualcuno" sarebbe proprio l'ex premier Silvio Berlusconi. ''Mio nonno agli inizi degli anni Sessanta aveva consegnato venti miliardi a un gruppo imprenditoriale del Nord e si era stabilita la percentuale del 20 per cento da allora in poi''. "Ma Berlusconi non aveva rispettato i patti - dice rispondendo al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo - E io chiesi ad Adinolfi se mi poteva fare la gentilezza di ricordare che ancora sono vivo e si doveva togliere i debiti che aveva, andavano rispettati gli impegni presi con mio nonno". Adinolfi fa capire, come risulta dalle intercettazioni, di avere "un buon gancio".