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la Repubblica

Migranti e droga, dalla Costa d'Avorio alla Tunisia e poi in Italia. Una nuova rotta e una nuova tratta

Sbarcati in 1500 nell'ultimo anno. La ministra dell'Interno Lamorgese firma un accordo per i rimpatri. E' la prima intesa di questo genere da anni in Europa con un Paese africano

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C’è una nuova rotta, che coincide con una nuova tratta di esseri umani e con un fiume di droga, che da mesi sta portando in Italia, e poi in Europa,  centinaia di ivoriani. Quasi 1500 da gennaio del 2019, una media di oltre 100 al mese che non sono pochi se si considera il crollo dei flussi migratori dello scorso anno.

Da Abdijan e dai villaggi della Costa d’Avorio fino alla Tunisia e da lì, dopo mesi di schiavitù, in Italia. Non a caso ormai da mesi la Costa d’Avorio è balzata al terzo posto tra i parsi d’origine dei migranti che sbarcano e non a caso il nuovo ( il primo e unico da anni) accordo che prevede i rimpatri stretto nei giorni scorsi dalla ministra dell’Interno Lamorgese con il suo omologo ivoriano è stato accolto con timore in Costa d’Avorio.

“E’ un fenomeno nuovo – conferma Flavio Di Giacomo dell’Oim, l’organizzazione internazionale delle migrazioni – che osserviamo da qualche tempo. Uomini e donne vengono prelevati nei villaggi e portati in Tunisia o su strada ma spesso addirittura in aereo. Qui vengono fatti lavorare come schiavi, sfruttati e venduti per pagarsi poi il viaggio in barca verso l’Italia dove vengono poi presi in carico per continuare ad essere sfruttati nei campi o, purtroppo, le ragazze per strada. E’ una vera e propria tratta”.
Che coincide anche con una rotta, ormai collaudata, attraverso la quale grandi quantità di droga ( soprattutto cocaina) vengono fatte arrivare in Italia ( committenti ndrangheta e camorra) approdando prima nel golfo di Guinea e nel porto di Santos dove i controlli si pensa siano minori anche se proprio a giugno scorso una operazione internazionale di polizia ha individuato una banda di trafficanti.

Acquista quindi particolare rilevanza l’accordo siglato nei giorni scorsi alla ministra Lamorgese che, nel tentativo di imprimere un’accelerazione ai rimpatri ( che viaggiano ad una media circa 600 persone al mese, una cinquantina in più rispetto a prima) è riuscita lì dove i suoi predecessori non erano mai riusciti: a stringere un accordo con uno dei Paesi africani da cui, in questo momento, arriva il maggior numero di immigrati, circa il 10 per cento del totale. Per coloro che non rientrano nei criteri di attribuzione dei permessi di soggiorno, dunque, il ritorno in patria adesso è possibile.
Per chi invece, ha diritto a rimanere, Lamorgese ha garantito un impegno per l’integrazione ma anche la formazione professionale che servirà a creare posti di lavoro nel Paese d'origine, facilitando così il reinserimento dei migranti ivoriani. L’accordo prevede anche una cooperazione più stretta di polizia anche per il contrasto a criminalità e terrorismo.