Samuel Eto’o/ Chiesto test DNA per presunta paternità: non va in tribunale
Samuel Eto’o: chiesto test DNA per presunta paternità, l’ex attaccante di Barcellona e Inter non si presenta in tribunale ma il processo continua
by Mauro MantegazzaSamuel Eto’o è nei guai con la giustizia in Spagna per un caso di presunta paternità. Un tribunale spagnolo infatti chiederà all’ex attaccante (tra le altre squadre) di Inter e Barcellona di presentare un test del DNA in un processo che lo vede imputato per una presunta paternità. Samuel Eto’o è stato citato in giudizio da Erika, una donna spagnola di 20 anni, che sostiene di essere sua figlia. La presunta paternità risale al 1997, quando il giocatore viveva in Spagna e aveva una relazione con Adilusa de Rosario, madre della giovane donna. Nel luglio 2019, il giudice ha stabilito che Eto’o avrebbe dovuto pagare alimenti per 1.400 euro al mese alla sua presunta figlia. Sebbene sia stato convocato dalla Corte, Samuel Eto’o non si è presentato al processo. Tuttavia, la legge spagnola ha consentito il proseguimento del processo e il giudice ha emesso il suo giudizio in contumacia.
SAMUEL ETO’O: TEST DNA PER ACCERTARE PATERNITA’
Ai tempi Samuel Eto’o era ancora una giovane promessa nell’orbita del Real Madrid: nella stagione 1996-1997 faceva parte della squadra B, poi avrebbe vissuto il 1997-1998 in prestito al Leganes, squadra della città che sorge a breve distanza da Madrid. La carriera di Eto’o sarebbe decollata nelle quattro stagioni vissute tra il 2000 e il 2004 al Maiorca, prima del passaggio al Barcellona e da lì all’Inter nel 2009, con il singolare record di essere l’unico giocatore della storia ad avere fatto il Triplete per due stagioni consecutive, con due maglie diverse. Samuel Eto’o è sposato con l’ivoriana Georgette dal 2014; dalla loro unione sono nati quattro figli. Già una volta però Eto’o si è ritrovato in una situazione simile a questa: il camerunese ha avuto una figlia nata nel 2002 da una precedente relazione. Nel 2004 un tribunale spagnolo ha accertato la paternità del calciatore e lo ha obbligato a versare 3.000 euro mensili per gli alimenti. Adesso la storia si ripeterà?