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la Repubblica

Roma, 'pace' tra clan per evitare guerra di mafia. Arrestati un'avvocata e il capo dei Casamonica

In manette Marco Esposito detto 'Barboncino'. Al summit indetto da Fabrizio Piscitelli 'Diabolik' per imporre la tregua a Ostia dopo l'arresto degli Spada, partecipò anche la legale Lucia Gargano

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Una pace criminale tra gli Spada e il clan di Marco Esposito, detto Barboncino, altro boss di Ostia. A garantirla, secondo le indagini dei finanzieri del Comando provinciale coordinati dalla Dda, Salvatore Casamonica e un'avvocata romana, Lucia Gargano, finita ora ai domiciliari.

Sarebbero stati loro, in concorso con Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, il capo ultrà della Lazio freddato il 7 agosto scorso al parco degli Acquedotti, a fare da garanti di questo patto criminale. Un accordo raggiunto grazie alla mediazione fondamentale della professionista che all'epoca lavorava nello studio del penalista Angelo Staniscia.

Per siglare e mantenere l'accordo, i due "garanti" ("...io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti eh!...") avevano però bisogno del supporto di una professionista quale trait d'union con libertà di movimento, credibile agli occhi degli altri criminali e con possibilità di accesso alle aule di tribunale e agli istituti carcerari.

Il 13 dicembre 2017, la legale giungeva in un ristorante a Grottaferrata dove, di lì a poco, sarebbe iniziata la riunione illecita, suscitando lo stupore di uno dei presenti ("...Ho paura di tutti questi delinquenti che stanno a questo tavolino... l'avvocato, mamma mia che coraggio che ha! Mamma mia... in mezzo a tutti questi scatenati...").

Ma - come riporta il gip di Roma nell'ordinanza - "...la presenza dell'avvocatessa... non era affatto casuale", tant'è che Casamonica e Diabolik iniziavano a parlare della necessità di avviare il processo di pacificazione fra le due fazioni egemoni nel territorio di Ostia solo quando il professionista giungeva al ristorante.

D'altronde, la pace da imporre sul litorale si inseriva in un momento storico particolarmente complesso per il clan Spada, dovuto allo stato di detenzione dei propri vertici Ottavio Spada detto "Marco" e Roberto (fermato per l'aggressione del giornalista della Rai Daniele Piervincenzi), alle limitazioni cui era soggetto il capo indiscusso della consorteria, Carmine Spada detto "Romoletto" (sottoposto all'obbligo di dimora e vittima di due tentati omicidi nel novembre del 2016) e al fatto che i capi e numerosi sodali del clan Fasciani, legati agli Spada, erano detenuti da anni.

Proprio per questa difficoltà, Barboncino aveva intenzione di "riprendersi" Ostia con atti di forza. Il 23 novembre 2017 venivano gambizzati Alessandro Bruno e Alessio Ferreri, fratello di Fabrizio, cognato di Ottavio Spada.

Due giorni dopo, il 25 novembre 2017, venivano esplosi colpi di arma da fuoco contro la vetrina del bar "Music" a Piazza Gasparri a Ostia, riconducibile a Roberto Spada. Quello stesso giorno, altri colpi d'arma da fuoco venivano esplosi in via Forni verso la porta di casa di Silvano Spada (nipote del boss Carmine detto "Romoletto" e di Roberto Spada).

Come evidenzia il giudice, "una guerra non sarebbe convenuta a nessuna delle due organizzazioni, tanto che Piscitelli e Casamonica Salvatore dichiaravano apertamente che stavano fungendo da garanti di un accordo tra i due gruppi contrapposti". Con frasi intercettate del tipo "...io e te ci staimo mettendo in mezzo per fare da garanti, eh...".

Le intimidazioni hanno sortito i loro effetti: per questo Diabolik e Casamonica per scongiurare quella che il giudice definisce "una vera e propria guerra di mafia", decidevano di dettare all'avvocato una lettera che questi avrebbe dovuto consegnare, qualche giorno dopo, allo stesso Ottavio, ristretto in carcere.

In effetti, da lì a poco, cessavano le ostilità sul litorale. Nel mondo criminale romano questa vicenda aveva una tale eco da diventare tema di discussione per mesi: Fabio Di Francesco, parlando di "Barboncino", raccontava come solo l'intervento pacificatore di Piscitelli avesse potuto mettere fine ad una faida destinata, altrimenti, a mietere molte vittime: "Romoletto gliel'hanno apparato Diabolik e Fabietti. Perché (Marco Esposito) se stava a caca' in mano".

La lettura delle intercettazioni metteva in agitazione la professionista, che affermava: "Mo riarresteranno pure il mio povero Diabolik!" e, consapevole del proprio ruolo in quelle vicende, chiedeva "secondo te mi arrestano? Sicuramente mi indagano". Quando, nel gennaio del 2019, il Gico della Finanza dava esecuzione all'operazione "Brasile Low Cost", l'avvocata realizzava come alla riunione del 13 dicembre 2017 ci fossero "le guardie" (l'infiltrato delle Fiamme Gialle) tant'è che, forte della sua esperienza forense e consapevole dell'illiceità delle proprie condotte, così si sfogava con un suo collega: "... concorso esterno...".

Nel corso dell'indagine, emergeva anche che la legale - il 19 giugno 2018 - durante un colloquio telefonico con il detenuto Carmine Spada, "obbedendo" alla esplicita richiesta di "Romoletto", lasciava la cornetta in favore della sua convivente Emanuela Leone, consentendo al proprio assistito un colloquio non autorizzato.

Qualche mese dopo, nel novembre del 2018, sfruttando una breve evasione di un altro suo assistito, Alessio Lori - all'epoca ristretto agli arresti domiciliari presso il Centro di solidarietà "Don Guerrino Rota" di Spoleto (PG) - gli consegnava un telefono cellulare, 2 SIM e denaro contante al fine di permettergli, come lo stesso professionista dichiarava in una conversazione intercettata, di "fare impicci".

E proprio con quel telefono, nei mesi successivi, il Lori - sebbene in stato di arresto - riusciva a comunicare indirettamente con il noto narcotrafficante Arben Zogu, detenuto in carcere a Viterbo. Ancora, durante una cena in occasione del Natale 2018, tenutasi a casa di un soggetto condannato definitivamente per narcotraffico e ristretto agli arresti domiciliari (con divieto di comunicare con persone diverse dai familiari), il Gico intercettava un dialogo nel corso del quale l'avvocato - parlando a pregiudicati - teneva una specie di "corso d'aggiornamento", illustrando alcune tecniche utili ad ostacolare le intercettazioni e spiegando, in particolare, come evitare l'inoculazione dei "virus" informatici nei loro cellulari.