I limiti dell'accoglienza

by
https://img.huffingtonpost.com/asset/5e4665cb2100002e00581a74.jpeg?cache=AHaukmuId3&ops=scalefit_630_noupscale
Juanmonino via Getty Images

Nel pomeriggio ho incontrato una mamma nigeriana, che portava in grembo un bambino da sei mesi e ne aveva un altro piccolino che le girava intorno. Era venuta nell’ufficio dove stavo lavorando per chiedere un posto letto per lei e il suo bambino. Ma aveva sbagliato ufficio.

Mi ha detto che è arrivata dalla Germania, sola, mentre il marito era rimasto là. Erano arrivati in Italia circa tre anni fa, ed erano stati in un centro di accoglienza in provincia di Padova per due anni. Quando erano stati dimessi dal centro avevano deciso di andare in Germania.

La signora non mi ha voluto dire perché ha deciso di venire in Italia. Allora per prima cosa ho telefonato subito al Centro di aiuto. A Milano c’è un bel centro di aiuto per i profughi. Ma loro mi ha detto di mandarli in Questura poiché era compito dii quest’ultima inviarli in un centro.

Quindi ho chiamato un taxi, sapendo che lei e il bambino da soli difficilmente sarebbero arrivati a piedi da qualsiasi parte, e sono salita insieme a loro. Arrivati alla Questura non sapevo cosa ci sarebbe successo, per cui ho detto al taxista di aspettarmi.

Ho fatto bene perché lì non siamo neanche potuti entrare. I poliziotti che erano al portone ci hanno detto che loro si occupavano solo dei ragazzi minorenni, cioè minori non accompagnati. Non di donne e bambini.

Nessun favore... dovevo portarli al Centro di Aiuto. Ok. Siamo risaliti e siamo andati al famoso Centro di aiuto. Qui abbiamo impiegato molto più tempo, finché gli operatori ci hanno comunicato che lì prendevano solo uomini adulti.
Niente donne o bambini. E, sempre gentilmente, ci hanno dato il numero di telefono di alcune suore che invece accoglievano donne e bambini.

Ok. Allora ho chiamato le suore. Ormai si stava facendo tardi. Lì è stata una cosa veloce. Una suora con voce gentile mi ha detto che sì, loro prendevano donne con bambini, è vero, ma i bambini dovevano avere al massimo un anno e mezzo. Quelli più grandi, a suo parere, facevano troppo casino.

Caspita! Il figlio della signora, un dolcissimo bambino, ne aveva due e mezzo! Niente da fare! Che tristezza! Peccato che tanta gentilezza non sia servita a niente. Tutti gli interlocutori avevano degli ordini da rispettare. A nessuno importava niente se la donna incinta e il bambino restavano sulla strada.

Alla fine, dopo tanti tentativi falliti, siamo saliti sull’auto di un’amica che ci ha portati in Stazione Centrale. Ho salutato quella mamma triste e quel meraviglioso bambino pieno di vita. Come sia andata a finire la storia è meglio non dirlo...